Mamma in vacanza: l’ipocrisia del “vorrei ma non posso”

La mamma in vacanza
L’argomento mamma in vacanza, o anche semplicemente mamma lontano da casa è molto gettonato ma ancora tabù. Una di quelle cose che si fa ma non si dice perché – per molti – politicamente scorretta e che di solito accende il dibattito tra me e le mie amiche o colleghe mamme. E francamente mi è sempre stato difficile capirne il perché.
Mettete da parte il bigottismo, non è questo il caso.
Non parlo di persone con mentalità retrograda o legata allo stereotipo della mamma chiocchia o angelo del focolare domestico, parlo di donne con una vita professionale attiva ma che faticano a delegare i propri compiti di mamma a quella che dovrebbe essere l’altra metà (attiva) della sfera genitoriale e non un semplice distributore di spermatozoi mercenari.

Mamma in vacanza: veramente un tabù superato

Quante volte mi è capitato di viaggiare o allontanarmi da casa per giorni?
Molte.
E il fatto è che ogni volta è sempre lo stesso copione.
Domande, i beata te che puoi che si sprecano, domande, sopraccigli alzati, domande, frasi fatte e domande lo abbiamo detto?
Di solito rispondo con un “no, non sono beata, sono solo una donna che fa un lavoro che la porta spesso ad allontanarsi da casa, a vedere cose nuove, realtà diverse e ad apprezzare il ritorno a casa come una di quelle cose semplici delle quali la
routine spesso cancella il sapore”. Anche Lui si allontana da casa per lavoro. Meno frequentemente, ma non fa scalpore.
Fa più scalpore un Lui che li sa aiutare nei compiti, che conosce gli orari in cui andare a prenderli, che sa dove sono le mutande e i calzini e che, se non li trova, sa accendere la lavatrice prima e l’asciugatrice poi.
Lui che sa cucinare mentre io lavo i tazzoni della colazione, o il contrario. Lui che al mattino prepara la tavola della colazione mentre io preparo i bambini.
Lui che legge loro le storie della buonanotte.
Lui che fa il papà e non l’inseminator.
Perché i figli li abbiamo fatti in due. Non sono solo miei.
Ma fin qua ci siamo. Cioè, noi abbiamo imparato a organizzarci soprattutto con i compiti di casa, perché lavoriamo entrambi. Se io (o Lui) avessi scelto di rimanere a casa a badare alla famiglia, ovviamente la divisione dei compiti che riguardano le faccende sarebbe ben diversa ma i doveri/piaceri genitoriali rimangono, a prescindere dal lavoro svolto.
Quello che però per me risulta incomprensibile (veramente, non è assolutamente scritto con vena polemica eh) è il protagonismo di alcune mamme che pensano di essere indispensabili affinché i bambini rimangano vivi. Donne, mamme, che pensano di avere il diritto di non fidarsi del padre dei propri figli come se fosse una minaccia, come se veramente non sapesse badare ai bambini. Ai propri figli.
Ecco il perché del titolo: “l’ipocrisia del vorrei ma non posso”. Perché io lo definisco ipocrita un comportamento simile, un po’ il volersi prendere e addossare al contempo, i meriti del ménage familiare. Magari è così che funziona. Ma non sempre è così perché i papà non vogliono condividere diritti e doveri con la mamma, spesso viene loro impedito. E quello che mi spiace è il fatto che poi, in realtà, il papà non riesca a costruire un rapporto solido e complice con i propri figli come quello della madre.

Le domande che mi vengono fatte prima di un viaggio con pernotto? Sempre le stesse. Come se le cose, le risposte, avessero il potere di cambiare da un giorno all’altro.
Come ho vissuto o vivo di solito questa situazione?
Il primo giorno di solito tra viaggio e appuntamenti vari a volte non ho neanche il tempo di mangiare. La prima notte fuori è quella in cui guardo il letto matrimoniale dell’albergo con gli occhi dell’amore. So che passerò una notte in cui potrò dormire senza interruzioni, a quattro di bastoni o in diagonale.
Il secondo giorno comincio a parlare con lo specchio e, guardandomi intorno penso che questo o quel posto piacerebbe a Lui o ai bambini. Al terzo giorno mi manca casa. Non la mia camera, il mio letto, la mia doccia, mi manca il concetto di casa e cioè quel posto in cui ci sono le persone che amo.

Ecco perché non farei una vacanza senza di loro, ci ho provato ma non mi rilassa, piuttosto mi rende malinconica.
Adoro viaggiare da sola, ma per lavoro. Non credo mi andrà più di fare la mamma in vacanza, perché per me la vacanza è con loro, o con Lui. Un modo per costruire ricordi e sensazioni nuove.

Ma tornando a noi, durante i giorni in cui sono lontana da casa non soffoco Lui di telefonate. Sa cavarsela benissimo, a volte con qualche aiuto da parte delle nonne. Come d’altronde faccio io che non sono wonderwoman.
E perché questa non potrebbe essere la condizione normale della maggior parte delle famiglie?
Veramente non può?
Perché?

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