Ci penso io a te, Baby
Ci penso io a spaccarti la faccia.
Ne parlano tutti i giornali, da giorni. Corinna De Cesare le ha scritto una lettera che mi ha fatto riflettere e in cui, ha espresso tutti i miei pensieri.
Rosaria, probabilmente pensa siano tutti degli insensibili che non capiscono l’amore che la lega a lui.
A quel lui che l’ha ridotta in fin di vita, a quel lui che ricambia il suo amore con i pugni, a quel lui che sa amare solo con la violenza. Un uomo con cui ha deciso di fare un figlio.
Credo che il problema non sia lei. Tutti la condannano ma credo pensi di essere un’eroina che, con l’amore, può salvarlo da se stesso. Da tutta quella rabbia che ha sfogato su un pungiball umano.
“Io non voglio che Antonio resti ancora chiuso lì dentro. Lo so che non si è reso conto di quello che mi ha fatto e voglio tornare con lui”
Lui è il mostro?
Credo che lui sia una vittima di quella rabbia, tanto quanto lo sia Rosaria. Magari Antonio ci soffre anche, ha dei rimorsi. È umano.
Ma va aiutato e per farlo non basta l’amore di Rosaria.
“Ci amiamo e non vedevamo l’ora di andare a vivere insieme con nostro figlio”
Forse hanno la stessa idea del futuro ma Antonio non sa come metterla in pratica.
Forse ha bisogno di essere protetto dalla forza dei suoi sentimenti.
Forse gli serve qualcuno che gli insegni a sfogare la rabbia in maniera diversa. Senza che nessuna sirena suoni. Né quella di un’ambulanza, né quella di una volante.
“Le ho dato solo un calcio, solo uno”, parla il fidanzato di Rosaria
Forse l’amore di Rosaria non è così forte da accettare che lui abbia un problema e che questo problema debba essere risolto. Insieme. Insieme a degli esperti. Ed è più facile ignorare e subire piuttosto che reagire.
“Dopo i primi giorni in cui mi sono sentita frastornata ho via via acquisito la mia lucidità e mi sono accorta di avvertire sempre di più l’assenza di Antonio”
La vita è piena di opportunità, basta aprirsi al cambiamento. La percezione della difficoltà non è nulla in confronto al pericolo che queste situazioni nascondono. Avrebbe potuto essere l’ennesimo femminicidio.
E le conseguenze: un altra donna uccisa, un altro uomo in carcere senza l’aiuto psicologico di cui ha bisogno, un bambino senza più una famiglia. Tre vittime.
Quindi anche io, come Corinna, mi permetto di dire a Rosaria quello che penso:
“Difendi te stessa e difendi tuo figlio dalla violenza visiva. Continua ad amare lui: aiutalo! Non sotterrare un problema che, nel tempo, potrebbe solo gonfiarsi per poi esplodere e provocare danni peggiori di questi. Pensaci pesando sia l’amore per lui che il senso di responsabilità nei confronti di tuo figlio. Questo è stato un grido di aiuto. Coglilo come tale e non come uno sbaglio per cui devi perdonarlo. Aiutati”.
Lei lo ama? non credo proprio,
si chiama dipendenza e va curata,
Un violento che arriva a fare questo non può essere aiutato dalla sua vittima, va rinchiuso prima che trovi un altra donna con gli stessi problemi e ricominci da capo.
Povero bimbo, spero per lui che possa trovare nella adozione una speranza
perchè con due modelli così non saprei dire se ha più probabilità di diventare vittima o carnefice.
Se uno con un calcio ti spappola la milza, tanto che devono operarti d’urgenza, non c’è la denuncia d’ufficio?
la polizia dovrebbe procedere comunque, cioè, lei potrà anche ritirare la sua denuncia, ma la polizia non dovrebbe fermare il procedimento.
e se lei fosse stata costretta a ritirare la denuncia?
costretta da qualcuno a cui lui serve fuori e che non ama i clamori, qualcuno che le ha promesso qualcosa in cambio del ritiro della denuncia, altrimenti chissà cosa sarebbe successo a lei o suo figlio.
Qualcuno che non si ferma di fronte nulla.
Sì Marta, hai ragione. Ci sono tante sfumature che non possiamo cogliere. Ma spero sia solo un errore di Rosaria e non altro.
Anch’io lo spero, ma penso che non sia per niente credibile che una donna ancora dolorante per i traumi post-operatori e un figlio di 1 anno possa perdonare una cosa del genere.
Semplicemente non è credibile.
no no, ditemi quel che volete ma io a persone del genere non riesco a concedere nessuna attenuante.
Sarà anche vero che lui è vittima della sua stessa rabbia, che ha dei problemi, che non sa come veicolare la rabbia o gestirla. Ma non stiamo parlando di un bambino inconsapevole, è un uomo di 27 anni. Un uomo adulto, non un ragazzo, anche se ci fanno credere di essere ragazzi fino a 40 anni.
E come tale deve rendersi conto dei suoi problemi e situazioni, farsi aiutare o pagarne le conseguenze.
Questo deve capirlo anche lei, anche lei non è più una ragazzina, è una donna e una mamma. E come tale dovrebbe capire che non può farsi ridurre in quello stato ma soprattutto non può esporre suo figlio allo stesso rischio.
Se nessuno dei due arriva a capire questi concetti e decidono di negare l’evidenza… beh, forse non sono adulti come dovrebbero alla loro età.
In questo caso secondo me andrebbero seguiti entrambi da uno psicologo e gli andrebbe tolto il figlio finchè non diventano affidabili.
Non so cosa dica la legge in questo caso ma la mia opinione è questa. No, proprio non riesco a giustificare in nessun modo. Non ci devono essere giustificazioni, altrimenti non la finiremo mai con i femminicidi.
Sono tutti e due vittime, non riesco a giudicare lui
Penso che le donne siano le prime carnefici di se stesse soprattutto in questi casi e hai ragione quando dici che cambiare è più difficile che subire