Un compleanno da grande
A quattro anni ha voluto festeggiare il compleanno con l’animazione, i palloncini e Spiderman.
A cinque, festa sportiva con mini partita di calcetto senza regole e senza femmine.
A sei anni, ci siamo ritrovati con un bambino in più.
A sette, mi aspettavo Orlando Bloom e invece c’erano solo pirati e piratesse in versione concentrata, conciati in maniera indicibile per una festa a tema Pirati dei caraibi. Però mi ha chiesto un regalo da grande. E lì, già avrei dovuto capire tutto.
A otto, decorazioni a tema Cars, piste improvvisate per altrettanto improvvisate gare di automobiline, pop corn box e favors pieni di caramelle.Quest’anno Francesco, ha compiuto nove anni. Io e Lui, come al solito eravamo sulla stessa lunghezza d’onda sul regalo da fargli. Questa è la generazione dei nativi digitali e prima cominciano a conoscere il mondo che c’è oltre lo schermo di un pc o di un qualsiasi device, meglio è. O almeno, io la penso così.
Educare i bambini alla tecnologia e alle relazioni che si intrecciano veloci attraverso una fibra ottica credo sia un dovere di un genitore (moderno). Da qui a creargli un profilo social a 9 anni ce ne passa, ma imparare a navigare è il primo passo verso la cultura digitale.
Quindi alla fine abbiamo scelto di regalargli un tablet. Molto easy e soprattutto molto economico (molto più di una console portatile ad esempio).
Ho ricevuto un bel po’ di critiche da amici, parenti&co, ma se penso di essere nel giusto, di solito sono testarda e continuo sulla mia strada. Questo è uno di quei casi.
Francesco ha gradito (che ve lo dico a fare?) e mi ha stupito come abbia saputo configurare il wi-fi, scaricare le app, gli ebook e cose simili da subito e senza alcun aiuto. Significa che gli ho proprio passato tutto il mio patrimonio genetico e le mie passioni. E questo mi piace.
Ma regalo a parte, quello che mi ha catapultato verso la consapevolezza che sta crescendo è il fatto che, poche settimane fa, mi ha chiesto una festa meno pomposa. Cioè meno decorazioni e più social enterteinment: una cena in pizzeria con i suoi amici di scuola.
La scuola è finita da una settimana e contattare tutti i suoi amici è stato difficile. Ho rintracciato tutti i numeri di cellulare dei genitori dei bambini, mandato 25 sms con le emoticons da bimbaminkia (gli sms, la preistoria) e ieri sera c’è stata la festa.
Due parole: il delirio.
Una musica molto hunz hunz hunz in sottofondo, le voci di 25 bambini che, da fuori, sembravano 75. Una mi ha addentato il braccio (ma so ragazzi), l’altra mi ha tirato i capelli (ma so ragazzi) e l’ultima, last but not least, ha cercato di scipparmi gli occhiali. Così, per dire.
Mentre mangiavano mi hanno chiesto: “Ma tu sei italiana?”.
Io ho risposto: “No, sono giapponese”.
Mi hanno torturata per due ore e mezza chiedendomi i nomi in giapponese di tutto quello che avevano a portata di pupilla. All’inizio inventavo allegramente, poi mi son sentita così deficiente da volermi schiaffeggiare da sola con uno spicchio di pizza ai wurstel.
Nota positiva 1: nel locale c’era in corso una mostra di quadri molto molto belli. Ogni tanto fuggivo e mi perdevo a osservarli.
Nota positiva 2: Francesco, alle dieci, dopo due ore e mezza di caos infernale, mi ha abbracciata e ha detto: “Grazie mamma! È stata una delle feste di compleanno più belle della mia vita… insieme a quella di Spiderman, di Cars, dei Pirati e quella col calcetto!”. È uno con le idee chiare.
Io ero distrutta. Mi sarei stesa volentieri a quattro di bastoni su un tavolo.
Lui, l’intrattenitore ufficiale che li ha zittiti a colpi di giochetti da prestigiatore baro, era sconvolto. Ma quando siamo tornati a casa era tutto pulito, in ordine e non abbiamo dovuto alzare un dito per raccogliere spazzatura o per rimettere in ordine la casa dopo il passaggio di uno tsunami umano. Volete mettere la soddisfazione?
I ragazzi della pizzeria, invece, hanno tutta la mia ammirazione. Hanno sopportato urla, canti, cori da stadio, emergenze pipì alternate e tanto, tanto altro. E ho deciso che da grande non voglio avere una pizzeria.
Così, per farvi un’idea, questo era il tavolo prima e dopo la festa.
[Contenuto visivo non adatto a un pubblico non adulto]
Ora ho giusto qualche giorno per riprendermi e poi tocca a Swami.
Quando rinasco, programmo nascite distanziate. Se rinasco.
P.s. la qualità delle foto è pessima. Le ho fatte con un cellulare (non il mio) e eravamo in penombra.
quest’anno per i 10 anni ho regalato a mio figlio i biglietti per un concerto a San Siro (jovanotti, visto che abbiamo mancato il Boss). io sono per regalare emozioni e momenti e anche se non sono personalmente una “concerto-addicted” ho deciso così e lui è contentissimo. ha ricevuto anche una macchina fotografica con la quale ha già fatto un paio di reportage pubblicati sul sito del gruppo scout ed è molto soddisfatto. che bello avere bambini così!!! è una bella avventura anche per i genitori!!!
Regalargli dei biglietti per un concerto è una figata pazzesca 🙂