Diapason
Se c’è una cosa che odio della maternità, è l’essere costretta a usare la mia autorità. In due parole: sgridate e punizioni.
Assecondarli sempre non va bene. Ma è molto più difficile dire un no che un si, e credo che qualcuno più perspicace di me, sia arrivato a questa conclusione con un tempismo migliore.
Ed è difficile soprattutto se ti chiedono il permesso di fare qualcosa (che tu, in condizioni normali, non vorresti facessero) mentre sei occupata, stai lavorando, sei esausta o stai guardando la fine di uno psico thriller e hai i nervi che fanno il moonwalk. Ok, l’ultima opzione è quella più easy, ma le altre sono la realtà. Quella in ombra.
E questo mio essere imperfetta da questo punto di vista, mi corrode la coscienza. E usare l’autorità, nonostante il fine sia il loro bene futuro (e me lo ripeto come un mantra) mi ostruisce l’aorta come un macigno. E smetto di ragionare lucidamente diventando preda del malumore. Come se invece di educarli, facessi loro un dispetto.
Ora provate a immaginare mentre li sgrido sforzandomi di non sorridere, di apparire seria e dispotica.
State immaginando? Fatelo di più.
Non ci riuscite eh? Nemmeno io.
Per questo riesco a farmi ascoltare solo promettendo punizioni a profusione. Niente di terrificante ma roba tipo niente Nintendo per un mese o niente amichetti nel week end etc. Che per quanto riguarda tv e videogames faccio pure un favore alla loro salute.
Che parto convinta, poi comincio a scalare giorni per ogni buona azione compiuta e il mese diventa poco meno di una settimana.
È chiaro che succede più spesso con First, Second è ancora troppo piccola per dare un senso al tempo di una punizione.
A volte mi domando se io non sia troppo intransigente o se pretenda davvero troppo e mi rispondo che, forse, insegnandogli a inseguire la perfezione oggi, li renderò più forti domani. O forse più insicuri e insoddisfatti?
E, alla fine, quella insicura, indecisa, impaurita e confusa divento io.
Vorrei avere la forza di Amy Chua e invece mi sento un barbapapà.
E ho capito che un aspetto della mia maternità, forse il più antipatico, è che devo soffrire per insegnare.
Perché sento l’eco della mia voce che risuona come un diapason lasciato vibrare troppo tempo nella memoria, formando sentimenti concentrici che si schiantano sulle pareti della mia razionalità.
Vorrei poter usare la dolcezza per educare ma non sempre basta. Non sempre l’autorità può passare attraverso la cruna di un ago che ricama carezze e parole dolci. E allora le amplifico e provo a credere nella compensazione. Mettendo il silenziatore a quel diapason e ignorando quei barlumi di senso di colpa a botte di logica.
Ma non mi sento meglio.
Secondo me questo dubbio ci prende più o meno tutte, e siamo capaci di dubitare contemporaneamente di essere state troppo dure e anche troppo deboli! Io quando mi arrabbio minaccio sempre: “ti metto in castigo per un mese!”. Ma nella storia della nostra famiglia non si ricorda nessuno che sia stato veramente messo in castigo. Credo che i nostri figli capiscano benissimo la differenza tra i nostri giudizi e quello che diciamo quando siamo esasperate. “Mettete in ordine oppure vi faccio dormire in giardino!”, io lo dico, ma non penso che loro dubitino di doversi costruire una capanna di fortuna con le frasche degli alberi…
Io penso di non sbagliare mai, dal momento che perseguo sempre il loro bene, e di sbagliare mille volte nell’applicazione di questo criterio. Però, proprio quando mi guardano e mi chiedono “scusa”, sapendo benissimo che li abbraccerò subito, penso che quel che vale di più non è la mia “tenuta” (nè in un senso nè nell’altro), ma la capacità di perdonare loro, e me stessa, per quando mi accade (come a tutti) di tradire questo bene!
Penso che infatti dipenda molto dall’età. Anche se comunque i frutti della rigidità nell’educazione si vedono subito, non occorre aspettare che siano più grandi. Io vivo in Francia e loro sono molto più duri come genitori (non ti sto a descrivere ora…) ed è vero che di sceneggiate per strada di bambini urlanti se ne vedono poche e quando ci sono devi vedere le faccie dei genitori. Però insomma il concetto di famiglia qui è tutto diverso. Non so vedi mi pongo il problema e non trovo una soluzione 🙂 Gianna
Ho letto un libro molto bello ” Amarli senza se e senza ma” che punta il dito sul fatto che molte ricerche scientifiche hanno dimostrato che premi e punizioni creano solo insicurezza nei bambini e che loro faranno le cose che dici tu solo per farsi amare. Perchè non c’è niente da fare il messaggio di una punizione e di un premio sarà sempre “se fai così io ti voglio più bene se fai il contrario te ne voglio meno”.
L’autore è sempre un americano (come la famosa mamma tigre), due faccie della stessa società. Il libro è bellissimo e davvero insinua molti dubbi sul comune modo di fare con i bambini. Non è detto che dica il giusto ma apre la mente ad altre prospettive. Bisogna porsi delle domande sempre e bisogna sempre cercare di essere suo agio con il proprio modo di essere. Io per esempio ho un bimbo di due anni che ricorda parecchio Second! Non ce la posso fare a sculacciarlo, a strillargli sopra, è una cosa che non mi appartiene come persona. Io sono mansueta, non litigo mai, cerco sempre mediazioni. Perchè mio figlio dovrebbe avere a che fare con una persona che non sono io? Faccio diversamente, fatico di più ma lentamente riesco anche io. Certo quando sarà più grande vedremo…..Gianna
Ne ho sentito parlare di questo libro e credo che lo leggerò. Grazie per avermi “rinfrescato” la memoria ^_^
In ogni caso, anche io credo che l’approccio amorevole alla fine paghi, però credo che l’autorità, in molti casi, serva. È necessaria a stabilre le regole, il confine tra bene e male. Sinceramente finché First non ha cominciato a crescere non mi ponevo nemmeno questi interrogativi. Mannaggia.
bhe, anche io mi sento una reduce del movimento Hitleriano spesso e volentieri… gran brutto mestiere il nostro!
PS se passi dal mio blog ti ho lasciato un premio!
Le tue emozioni sono comuni a tutte le mamme che vogliono essere delle buone mamme. Il problema è che nessuno ti insegna ad esserlo…lo impari pian piano, a volte sbagli a volte no….ma se svolgi il tuo ruolo con impegno,amore ed generosità verso i tuoi figli credo che….qualsiasi errore ci verrà perdonato ed un giorno quando anche loro saranno genitori apprezzeranno ancora di più i nostri insegnamenti e perché no anche le nostre incoerenze, fragilità, le nostre urla e le nostre punizioni….
Per quanto riguarda i no e la loro importanza leggi questo post su un libro che consiglio vivamente a qualsiasi genitore http://friendonthemoon.blogspot.it/2012/03/libro-di-ricette-su-come-si-fa-dire-di.html
E aggiungo: viva le mamme che si mettono in dubbio nel loro ruolo….perché solo cosi si può essere ogni giorno mamme migliori!!!!
Moonlitgirl
La paura è proprio che alcuni sbagli diventino indelebili. Uffa. Ma perché non esiste un manuale vero!?
Impossibile non porsi queste domande. Fare la mamma è un duro lavoro, con se stesse e con i nostri nervi. C’è il rischio di perdere il senso di ciò che ci circonda e di ciò che abbiamo perchè il nervosismo, spesso frutto della nostra frustrazione, ci fa comportare come isteriche in preda al mestruo. E si sa, dopo lo sbalzo umorale, il senso di colpa decide di farci compagnia per lungo lungo tempo.
Io concordo con Miki, anche se è sempre tremendamente difficile essere autoritari con i figli e quando non ci riesco mi sento una madre degenere.
Bis sto leggendo il tuo libro: mi fai ridere ma anche tanto riflettere, hai un percorso completamente diverso dal mio e per questo molto interessante. Ti scrivo, quando l’ho finito 🙂
Spero ti stia piacendo 🙂
La cosa che secondo me dovresti tenere presente è che quando si agisce a fin di bene,come per i figli,i dubbi assalgono sempre!guai non farsi domande o chiedersi se si sta prendendo la direzione giusta!Come ha detto qualcuno nessuno nasce”imparato”:con i figli si prende tutto il pacchetto!ho tre maschi adolescenti e ti assicuro che qualche fermo “no” ,qualche rinuncia e se occorre qualche punizione non possono altro che essere salutari!Sembrerò dura ma a volte bisogna avere il cuore di pietra..è per il loro bene!firmato:Generale Radetzki!un abbraccio!
Lo so. In teoria pure io sono molto Rottermeier, poi nella pratica divento l’ape maya. Porca pupazza sciolta.
Ho appena promesso punizioni tremende per fargli finire l’aerosol… sentendomi malissimo. Perchè so che minacciare non serve, non aiuta e poi tanto non le mantengo queste minaccie bibliche. Però so che l’autorevolezza a volte mi manca e supplisco con le punizioni all’orizzonte. Poi mi martorizzo per un pò.
I consigli di mia madre? Ah tu sei troppo severa! Io con te facevo diversamente O_o e non ha neanchee l’alzheimer come giustificazioni per i vuoti di memoria.
cute!!!
nice:D I really like your blog
Non sono mamma e questo è il motivo dei miei pochi commenti però ti leggo sempre e mi chiedo : ma perchè non chiedete aiuto alle vostre mamme o nonne? se vi hanno cresciute sapranno dare i giusti consigli e non credo che piangersi addosso sia la soluzione giusta. mi faccio un’idea per quando toccherà a me
Nel mio caso i loro consigli aiutano ogni tanto, ma loro hanno cresciuto noi in una maniera più semplice. Meno distrazioni e meno problemi. altra epoca.
Ora, cominciano ad essere ansiogene.
Avete tutte ragione ma è una cosa che razionalmente gestisco bene, poi i miei sentimenti vanno per i fatti loro. Speriamo che l’ estate con l’arrivo della pausa dai compiti (per me) porti via un po’ di pensieri negativi.
Ti capisco alla perfezione…
… e quando poi in lacrime vengono lì e ti chiedono sinceramente “Scusa” ! Ecco, è a quel punto che vacillo, quando ho la netta percezione che il mio rimprovero gli abbia fatto dubitare per un nano secondo che mi abbia “persa”, che il mio volergli bene sia diminuito, che non abbia voglia di stringerlo a me per la più affettuosa e infinita delle coccole. E allora è dura “resistere” (soprattutto perchè il mio grande non ha nemmeno 4 anni!)… ma è importante, io credo anche quando sono così piccoli, comunicar loro che le cose son distinte: l’arrabbiatura, la punizione ed il voler loro bene, il volergli essere sempre accanto.
i bambini hanno bisogno dei no…si sentono più sicuri…e crescono meglio..se diciamo loro sempre sì da grandi saranno insoddisfatti… è il nostro compito..
La Purulla ha 17 mesi e per ora basta il “no” accompagnato dagli occhiacci. Faccio una fatica immane ma fortunatamente dà retta, anzi: quando passa davanti all’oggetto del rimprovero fa no col ditino, come per ricordarselo… e allora giù a dire brava…
Coraggio.
Ciao Bismamma,
post interessante, fa riflettere anche me, che pure ho una pupina piccola (19 mesi), ma qualche pippone me lo sto già facendo su come comportarmi, come riprenderla, essere ferme ma non urlare, per parafrasare Tata Lucia che ormai i suoi danni in sensi di colpa materni li ha fatti!
Allora, quando le dico qualcosa – “non scaraventare il telecomando a terra, perché lo rompi…e ora raccogli, per favore”, per esempio – mentre lei mi fissa con i suoi grandi occhini liquidi io, nell’arco di un nano secondo, quando ancora le parole mi stanno uscendo dalla bocca, penso: ecco, avrò alzato troppo la voce, forse dovevo avere un tono più basso ma fermo, sono stata troppo brusca. Adesso ripeto la frase ma più tranquilla…così. Insomma, è tutto un procedere per tentativi, e più che con lei, il confronto vero è quello con la propria coscienza e il ‘manuale postmoderno del buon genitore’!
Che dici, forse ci hanno fatto il lavaggio del cervello? In fondo si cresceva abbastanza bene anche prima, era sufficiente un po’ di misura e buon senso!
E’ uno sporco lavoro ma qualcuno deve pur farlo. Non li amerai di meno per questo. Con buona probabilità dopo due bravi figli stai addestrando dei futuri buoni genitori.