Donne contro
Quando ero al liceo, per i primi due anni ho avuto una professoressa di letteratura e latino un po’ sui generis.
All’epoca avrà avuto circa quarantanni ma ne dimostrava un po’ di più per via del suo modo di vestire troppo classic-retrò. Forse più retrò che classic.
Era molto preparata e da lei imparai veramente tanto. Da diversi punti di vista.
Era anche molto esigente e questo lo trovavo stimolante. Quello che non trovavo stimolante era il fatto che lo fosse particolarmente con me.
Non ho mai capito il perché ma dopo poche settimane di conoscenza era convinta che dovessi prendere dieci nelle sue materie. Aveva un modo tutto suo di insegnare la letteratura. Per certi versi era affascinante, faceva dei voli pindarici bellissimi durante le lezioni, passava da un argomento all’altro facendo collegamenti poetici, storici, epici e li univa in considerazioni personali a volte anche profonde.
Era un’oratrice nata. Cicerone je spicciava casa.
Io ero ammaliata da quel suo carisma e su di me aveva un ascendente particolare, riusciva a condizionare i miei pensieri e le mie riflessioni anche quando non era in classe o quando io ero a casa.
Mia mamma era molto preoccupata, mi vedeva studiare sempre di più, a volte anche fino a notte fonda e mangiare sempre meno. Mi sfogavo facendo ore di spinning e tapis roulant.
Studiavo, ero forte delle mie conoscenze, ero sicura di me. Sapevo di non poterla deludere.
Davanti a lei ogni certezza crollava e le delusioni (le mie) raggiungevano le dimensioni di un grattacielo.
“Anche se meriti di più posso darti solo 8. Non hai approfondito abbastanza.”
Per lei approfondire, voleva dire studiare per i cazzi miei quello che lei non aveva ancora spiegato.
Un giorno, durante una delle tante interrogazioni di latino, sempre a me che – parole sue – dovevo esser d’esempio, cominciò a giocare a battaglia navale con i miei neuroni.
Cominciò a farmi delle domande su cose che non facevano parte del programma. Ogni volta che glielo facevo notare rispondeva con un finto sparo e un “colpita e affondata”.
Era umiliante, la odiavo.
Il peggio era che non capivo il perché di questo accanimento nei miei confronti. Avevo 15 anni.
Mia madre, incazzata come un pitbull a digiuno, volle andare a parlarle. Lei disse che avevo le allucinazioni, che ero la più brava della classe che però avrei dovuto raggiungere la perfezione prendendo il dieci.
Il suo dieci. Che lei non avrebbe concesso neanche a Dante e Virgilio in ginocchio sui ricci delle castagne.
Io non sono tipo da lasciar cadere la sfida, e non lo ero neanche a 15 anni.
Un giorno, era l’8 marzo, decisi di affrontarla. Faccia a faccia.
Dopo il suono della campanella della ricreazione aspettai che tutti i miei compagni fossero usciti dall’aula e mi avvicinai a lei. Le chiesi solo “Prof, perché mi odia?”. Mentre parlavo i dotti lacrimali pulsavano, la giugulare sembrava un tamburo e scoppiai in lacrime.
Poi dissi “Cazzo!”. Ero arrabbiata, furiosa con me stessa, ero delusa perché non avevo saputo controllare le emozioni, non avrei voluto piangere, non avrei dovuto, non volevo apparire fragile e suscitare pena. Volevo sembrare più forte di lei. Non lo ero.
Da quel giorno qualcosa cambiò. Lei mi lasciava portare il lettore cd portatile con le cuffiette durante i compiti in classe e io studiavo per me, non più per lei.
Non c’è mai stata intesa.
Dopo il secondo anno fu trasferita. Non ne fui felice. Mi rimase addosso quel disagio che lei emanava. Qualcosa che ancora mi porto dietro come una voce che mi dice di fare sempre di più. E mentre faccio sempre di più lo zenith si allontana e la frustrazione si avvicina. Alcuni la chiamano ambizione, altri pensano sia da psicanalizzare.
Ogni anno, l’8 marzo mi viene in mente quell’episodio. Mi viene in mente quanto le donne sappiano essere stronze nei confronti delle altre donne e quanto questo, poi, ti condizioni la vita.
Oggi so che essere ambiziose è un valore ma vorrei anche riuscire, qualche volta, ad auto compiacermi senza bacchettare di continuo ego e anima.
Lei negò tutto. Disse che era una mia impressione e che al massimo quello che vedevo era lei che cercava di far diventare una quercia un ramoscello (questo me lo ricordo a memoria). Io le dissi che con me quell’approccio era sbagliato. Lei rispose che era l’unico modo che conoscesse per spronare “le grandi menti” (anche queste parole sue). Forse mi ha sempre sopravvalutata o forse no… chi lo sa.
Leggere questo post mi è piaciuto moltissimo, mi ha dato carica per un impegno per domani, grazie per questi tuoi post così diretti e sinceri
Purtroppo tra donne e uomini stronzi (my boss is…so often)ne è pieno il mondo! Va a capire perchè…Solo che se è la donna ad essere stronza è pure subdola.
E star male da giovane, non signifca un dolore più leggero ma spesso un dolore che ti resta dentro a vita.
Le continue critiche di mia madre, dei compagni soprattutto per l’aspetto fisico ed anche per come ero io mi hanno abbassato l’autostima sotto i tacchi, sono molto insicura. Negli anni ho recuperato molto me stessa ma mai totalmente. Ho sempre timore di dire veramente la mia, mi macero nell’incertezza. E avendo ricevuto poco supporto ogni tanto spunta anche un classico problema.
Pensando ad un mio episodio al’epoca avevo 14 anni ed ero in 3 media. In gita. La prof di francese, poco competente, ma mi piaceva come persona, faceva i complimenti alle mie amiche per l’abbigliamento ma a me che ero la più rotonda del gruppo manco un sguardo. Era il periodo che avevo iniziato la dieta che aveva dato una svolta alla mia vita (dovevo ancora perdere i famosi 20-23kg, obiettivo raggiunti in estate). Il giorno dopo mi aveva fatto una gentilezza. Per carità avevo 14 anni , ero insicurissima, magari mi sono ricamata tutto, ma l’impressione è stata questa.
2 anni dopo al liceo veneravo la mia prof delle superiori (m’è rimasta nel cuore come con laprof avuta dopo in un’altra scuola ma questa qui più stile mastino), sempre di francese ma stavolta con le contropalle, che un gg mi aveva risposto a malo modo per una innocua richiesta. Quanto ci piansi! Che poi quando sto così male per qualcuno gli lancio dietro tanti di quegli accidenti che se non finisce in una fosse comune è un miracolo!
è che una pacca sulla spalla e un “sei brava” ogni tanto fa anche bene e ti fa crescere comunque.
Sì siamo troppo dure con noi stesse e forse la tua prof ha esagerato, ma sicuramente di ha dato tanto.
Avessi avuto io questa fortuna invece di essere sempre trattata come la povera cretina che intanto non capisce niente.
E’ una cosa che mi porto da una vita e proprio grazie alla mia prof di italiano.
GRAZIE a lei la mia autostima è sotto i piedi sempre e non mi ritengo mai all’altezza.
Per quello ogni tanto prego affinchè i miei figli incontrino insegnanti validi proprio a livello personale…perchè ti condiziona la vita.
Auguri bella donna 🙂
Allora… sono una prof e non voglio difendere nessun collega solo perché collega. Anche perché di prof “strani” ne ho avuti anche io, da giovane,e anche ora tra i miei colleghi ne annovero più d’uno.
Il punto è che in una cosa la capisco: da quelli bravi anche io pretendo di più, proprio perché so che posso ottenere di più. Dalle rape non posso cavare il sangue, no? E allora, se so che un alunno è brillante e può raggiungere certi risultati glielo dico.
Certo, quella che descrivi tu sembra una situazione limite, dato che ti ha fatto soffrire, e forse voleva da te qualcosa di giusto, ma nel modo sbagliato.
Io per esempio non la pongo mai come una sfida “fammi vedere cosa sai fare”, ma come un incoraggiamenteo continuo”so che vali molto e so che ce la puoi fare, io aspetto qui.”
E poi, e lo dico davvero da prof “anomala”, io cerco di ricordarmi sempre che a 15 anni non esiste solo lo studio e la scuola, eh, sia chiaro. Lo sport, gli amici, gli amori…
Di insegnanti così penso ce ne siano un mucchio. Io ho un ricordo atroce della mia delle elementari, era odiosa con tutti ma con me in modo particolare, anni dopo quando l’ho rivista mi disse che mi aveva sempre nel cuore e pensare che a me ha rovinato quello che dovrebbe essere un periodo meraviglioso per ogni bimbo facendomi sentire sempre un’insicura, cosa che mi ha portato nella vita a non ritenermi mai all’altezza.
Eppure nonostante tutto io continuo a pensare che non è una questione di “donne” ma una questione di “stronze” anzi di “Stronzi” per cui finisco sempre per dire: “Mi viene in mente quanto le persone sappiano essere stronze nei confronti di altre persone”.
Il mio era un prof di filosofia e storia.
Io con lui solo 9 e 10.
Lui geniale, con una cultura e un’etica sterminate…finchè non beccò me e la mia compagna a chiacchierare senza averlo in nota manco quando ci richiamava e mandò fuori lei scrivendole un rapporto sul registro.
Uscii anche io, disgustata. Poi lo affrontai come facesti tu e anche io scoppiai a piangere e anche io mi arrabbiai.
Dopo le lezioni mi aspettò davanti al cancello di casa (abitavo accanto al liceo) e mi chiese scusa.
Ma sai cosa mi ferì? Che quando parlò pubblicamente dell’accaduto in classe per scusarsi e cancellare il rapporto un mio compagno disse “Sara mi era piaciuta fino a che non è scoppiata a piangere. Ma quella scena madre per impietosire mi ha fatto schifo”.
Credo sia l’indice di quanto poco gli uomini capiscano le donne.
A 17 anni come a 50.
Post meraviglioso e diverso in una giornata in cui si legge dapertutto la stessa solfa
Non so se dipenda dal rapporto donna a donna ma sicuramente quell’insegnante non era adatta a stare in una classe di quindicenni.
Ecco mi vien da piangere e sai perché? Avevo una prof di matematica gemella della tua…ed ero brava!! Abbiamo litigato alla fine delle superiori perché nonostante i miei 8, nonostante fossi stata l’unica della classe a portare matematica agli esami, nonostante lei mi mettesse continuamente alla prova ed io sempre la superavo, bhe…nonostante tutto, un sorriso non me l’ha mai fatto ed io era l’unica cosa che volevo.
Quanto ti capisco. Mi è successo spesso. Magari non solo con prof, anche con persone.
Ciao. la mia tamburellava nervosamente le unghie rosso fuoco sulla cattedra, era il suo segnale per dire alla classe di prepararsi al due, il suo modo di sfogare le frustrazioni, di lei avevamo paura e nessuno l’ha dimenticata
questo articolo mi ha lasciato senza parole. bello, forte, dritto al cuore.
Ma lei, a quella domanda, cosa ha risposto?
Forse rivedeva se stessa, chissà!
mi riaggancio anch’io… cosa ti rispose?
da qualche parte ho letto che una persona ti sta sulle palle perchè ci rivedi qualche tratto di te che non ti piace…chissà…
non è questione di donna contro donna, era solo una prof balenga. succede anche con prof uomini o con studenti maschi, la stronzaggine non ha regole. forse eri l’unica ragazza in classe?
piuttosto, visto che sono passati 15 anni non è il caso di mandarla al dimenticatoio?
I segni che qualcuno ti lascia a quell’età son difficili da cancellare. Da un lato la ringrazio, dall’altro mi ha fatto diventare una fottuta perfezionista che non riesce ad accontentarsi mai…
P.s. no, non ero l’unica ragazza, era un liceo ed eravamo una classe mista
era questo che volevo dire: eravate tante ragazze ma lei era stronza solo con te, non con le altre. non era una questione di donna contro donna, era stronza e basta o forse le stavi sulle scatole.
bellissimo questo post, e quanto è vero!
Sappiamo essere stronze e farci del male, a volte inutilmente.