Festa di compleanno da undicenne: la partita di calcetto

A undici anni non si è ancora né carne né pesce, né Game Of Thrones né i Puffi, né Fedez né Cristina D’Avena, né “mamma sbaciucchiami” né “mamma adesso c’è gente, controllati!”.
A undici anni la festa di compleanno di Cars non va più bene. E neanche quella a tema pirati.
A undici anni io giocavo con Barbie luce di stelle, lui gioca a PES ascoltando Spotify dal cellulare.
A undici anni sei ancora indeciso e non sai se stai lasciando andare quel fanciullino e stai facendo posto a un adolescente pieno di entusiasmo per la vita.

Domenica Francesco ha compiuto undici anni. E io non me ne capacito.
Cioè, quest’anno, tutti quelli che sono nati nel 2004 (nel 2004 capite?) hanno compiuto o stanno per compiere undici anni. E questo significa una sola cosa: l’ingresso alla scuola media è lì che ci attende al varco. A noi mamme, mica ai bambini ragazzi che sono prontissimi.
Noi mamme siamo quelle lagnose, felici di non aver più – ormai da tempo – pannolini da cambiare ma indecise sul grado di euforia che può generare un bambino che cresce e, pian piano, si stacca dalla navicella madre per andare da solo a esplorare l’universo.
Son cose.
Non scherzo.
Son cose veramente.
Io ho trentaquattro anni e ho un figlio di undici. Me lo ripeto da giorni e quasi non ci credo.
Comunque. Volevamo fortemente questa festa di compleanno diversa dal solito ma che fosse adatta a quest’età ancora così sfocata.
Alla fine abbiamo optato per una festa a più step, essendo domenica si poteva fare.

Mattina in piscina con mamma e papà. E sì, anche Swami.

festa-compleanno-piscina

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Abbiamo passato una mattina insieme. Una di quelle mattine che aspetti per tutto l’inverno. Quelle in cui ti alzi, metti solo il costume da bagno, prendi un telo e la crema solare, togli le infradito e strofini i piedi sull’erbetta fresca. Ci cammini su e giù come fosse un massaggio rigenerante che la terra ti regala, quasi vorresti parlargli a quei fili verdi che ti accarezzano.
Il relax però dura poco se dietro di te hai qualcuno che medita di prenderti in braccio e lanciarti in piscina con la T-shirt ancora addosso. Ma poco male, è estate no?
Tra una partita a beach volley (sì in piscina c’è il campo di beach volley con tonnellate di sabbia appiccicaticcia), una nuotata, una scorpacciata di anguria fresca fresca da borsa termica e un mini pisolino sul lettino, la giornata passa veloce.
Ora sì che si entra nel clou dei festeggiamenti: arrivano gli amici.
La prima parte della festa di compleanno si svolge in un campo da calcetto.
Hanno posizionato le borracce piene di Gatorade, indossato le casacche colorate e preso posizione come fossero dei gladiatori. L’atmosfera solenne si tagliava a fette.

festa-di-compleanno-calcioHanno giocato come fossero ai mondiali, sorriso, scambiato occhiate d’intesa e pacche sulle spalle. Le smorfie di stanchezza sul volto, il sudore scendeva a fiumi. Le simulazioni non si contavano.

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Lui, insieme ad altri papà, faceva un po’ da arbitro, un po’ da coach e un po’ si lanciava nella mischia.

 

Un’ora in cui ho fatto trecento foto, mi sono beccata una pallonata e, ancora stordita, ho fatto il tifo. Un po’ per uno.
Finita la partita, la prima parte della festa di compleanno era andata. Ma l’obbligo di correre non è rimasto nel campo.

Dopo una doccia velocissima a casa, abbiamo preso la macchina, siamo volati fino alla pasticceria dove abbiamo ritirato la torta di compleanno e abbiamo imboccato la strada per la pizzeria.
Ovviamente lì c’era già qualcuno ad aspettarci. Perché noi siamo ritardatari nel dna.

Undici anni, un’età in cui puoi ancora mettere la pizzeria sottosopra e sei ancora compatito con un “eh ma sono bambini…”.

Ovviamente la torta, alla fine, poteva non essere a tema calcio? Certo che no.

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Intanto la festa di compleanno di Swami si avvicina. Passata quella (e i millemila impegni concentrati su giugno) potrò cominciare a respirare e pensare davvero che l’estate è arrivata.

Categories: Maternità, My life
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