Incontri del pomeriggio e depressioni mammesche
Ci sono stati giorni di reclusione a causa di tracheiti, febbri, batteri e antibiotici. Guerre farmacologiche al retrogusto di fragola.
Era il periodo di Natale. Nessuno osava passare da casa nostra per paura di ritrovarsi immerso nella Tachipirina il giorno di Natale o di Capodanno. Il mondo ci aveva rigettato e tutti ci telefonavano usando sempre la stessa frase “Noi verremmo anche a trovarvi ma siete contagiosi. Lo capisci no?”.
Certo che lo capisco. Lo faccio pure io. Giro alla larga da chi starnutisce microbacilli, vuoi che vada proprio nella tana del lupo? Mai!
E quindi eravamo lì, abbandonati a noi stessi e alla clemenza di Cartoonito che si alternava con giochi e dvd. Solo che dopo un po’ le cose da fare finiscono. E qui arriva la donna che è diventata, per me, simbolo indiscutibile di coraggio e misericordia: la mamma di S.
Un giorno mi ha telefonato e mi ha detto: “Come sta Francesco?”
“Eh, insomma. Combattiamo ma la febbre pian piano sta scendendo. Sembra che l’antibiotico stia facendo effetto.”
“Ok. Allora se vuoi ti porto un po’ i miei bambini così giocano insieme e Francesco penso sarà contento. E anche tu, penso.”
Avrei voluto urlare, dirle “fammi tua qui e subito” ma poi mi sono data un tono e anziché parlare come una che non vede una persona nuova da dieci giorni ho detto: “Ah, ma che bella idea. Sì portali, saranno senz’altro felici.”
Ho acceso un lumino a un santo e ho aspettato incredula vicino al citofono.
Non verrà, vedrai. Era solo una domanda retorica e sperava che le dicessi di no. L’angioletto malefico continuava a sminuire la forza di Grayskull della mamma di S. che invece, sorprendendomi con effetti speciali ha suonato il citofono 10 minuti dopo la telefonata (abita a un isolato di distanza, non è dotata di teletrasporto).
Saluti di rito, bacetti, ciao, ciao, vengo a prenderli alle 18.
Loro hanno allestito l’open space dove giocare: tappeto, playset, varie ed eventuali. Io mi sono messa a lavorare per recuperare l’arretrato.
Mentre giocavano li ascoltavo. C’erano guerre interrotte da piccoli pettegolezzi di classe e scambi di richieste fatte a Babbo Natale.
A un certo punto vanno in cameretta di Francesco. Dieci minuti e uno di loro torna chiedendomi di pensare a Swami che, in parole povere, gli stava rompendo le scatole.
In lui ho visto qualcuno con i lineamenti diversi dai soliti tre visi che vedevo da giorni e ho cominciato a parlargli. Della scuola materna, della scuola elementare, delle maestre, dei compiti, della merenda se preferiva la cioccolata calda o un succo con i biscotti… lui mi ascoltava in silenzio. Mentre parlavo è arrivato Francesco che si è messo a saltellare per l’impazienza di tornare a giocare con l’amico. Dopo poco ha smesso di saltellare e forse, conoscendo quanto sono verbalmente diarroica, è tornato in camera.
Silenzio. Io in silenzio. Lui in silenzio.
A un certo punto gli chiedo “Hai bisogno di qualcosa?” e lui: “No aspetto solo che lei mi congedi e mi dica che posso andare”.
Ho fatto di sì con la testa e sono svenuta per lo shock.
Francesco mi chiede “posso” solo se deve andare al cinema o roba del genere e probabilmente non avrebbe mai detto a nessuno “aspetto che lei mi congedi” come un paggetto del settecento. Mancava solo l’inchino con la mano dietro la schiena.
E nei giorni successivi mi sono depressa.
Poi oggi, m’è tornato in mente e mi sono depressa di nuovo. Ma ho voluto raccontarlo per tenerlo qui, come un monito continuo. Non ho autorità ecco.
Voglio che la mamma di S. mi faccia dei corsi di genitorialità.
Ditemi che neanche i vostri sono così a modo. E se lo sono, mentite vi prego.
Dove ho sbagliato?
Io lo vorrei…Scusate se mi intrometto, sono capitata in questo blog per caso, persa nella rete dalle inizali ricerche di informazioni su come concepire, ecc. ecc. Sì, perché io non sono ancora mamma, per quanto per lavoro mi sia trovata a lavorare con bambini difficili, sia per carattere che per effettive “diverse abilità”. Il mio compagno mi dice bonariamente che sono una rappresentante delle “SS”, e sul lavoro i bimbi mi temono, non ho bisogno di urlare, di minacciare, a volte basta il tono di voce e l’intenzione. Ho avuto la riprova che essere fermi, dare delle regole, essere coerenti con ciò che si dice e/o promette è vincente. Mi ricordo una volta che ho dovuto iportare a passeggio un bambino con difficoltà motorie su indicazione della madre (che lo portava col passeggino), la quale mi disse: “sì, lui ogni tanto si accovaccia, tu aspetti, poi quando decide che basta si rialza”. Alla prima “accovacciata”, al centro dell’attraversamento pedonale, mi sono impuntata e l’ho fatto camminare, e così per tutta la passeggiata, in un’estenuante lotta di potere e di sfida da parte sua. Ovviamente l’ho spuntata io. E non contenta gli ho anche fatto fare da solo due rampe di scale in salita. La madre era tra lo stupito, l’invidioso e lo scettico quando ci ha visto arrivare, io ero sicura che lui mi odiasse e che avrebbe fatto una scenata di pianto (con relativi guai per me), e invece appena arrivati ha alzato le braccine per farsi prendere in braccio da me, e non dalla madre, e mi ha fatto una coccola affettuosa.
Tutta questa filippica per condividere uno dei tanti episodi in cui la mia teoria ha avuto una conferma pratica.
Immagino che quando si tratta di figli propri tutte le difficoltà pratico-emotive si amplifichino, ma voglio pensare (anzi soprattutto sperare) di riuscire a trasporre questa fermezza anche con un mio figlio, in futuro…. Preferisco un bimbo educato, rispettoso, quasi “settecentesco” ai “cani sciolti” che corrono tra i tavolini dei ristoranti, si infilano impertinenti tra le gambe della gente o piantano grane isteriche al supermercato. Scusate la franchezza! Grazie anche all’autrice del blog, che ho letto con piacere.
Ciao a tutti. Cristina
niente del genere cara è una rarità questo bambino stai tranquilla!
Ma davvero vuoi un figlio che ti chieda “posso?” per ogni cosa?
Io avrei cercato un pulsante sulla sua schiena come prova del radiocomando a distanza;)
Per ora è presto…Ha quasi 2 anni. Però fa piacere che spesso e volentieri se ne freghi delle sgridate a meno che non le faccia il papà. Un tono di voce come lo fa lui senza urlare e la bestiolina si pietrifica. Potere della voce maschile?
Diciamo che mi aspetto il peggio..Lui è la mia copia. E gli aggettivi erano questi: cocciuta, capricciosa, disobbediente verso gli ordini dei familiari, permalosa….evvai! Mi ricordo che bimba ed adolscente ero e finora di sorprese ne ho avute poche ! ma sicuramente posso dire che non mi annoio;-)
Chiaramente col mondo di fuori ero un angelo.
E anche il bibmbo!
Posso forse rassicurarti con la mia esperienza? Bimba ha una personalità niente male, anzi! A volte siamo alla fase del “ti odio”urlato e porta sbattuta..ehm.. Ma quando è a casa d’altri si comporta in maniera ineccepibile, tanto che tutte le mamme mi fanno i complimenti… In lei convivono principessa e diavolessa 😉
Anche io ero così u.u” speriamo il piccolo meno!
Il mio è educatissimo..se gli dico: dai che ci mettiamo il piagiamino, lui risponde…No, grazie!!!
Detto questo, detto tutto!!!
Quel bimbo è un alieno, sappilo!
Scherzo x nn deprimermi, ovvio!
forse questa famiglia è di origini indiane?
per quel che ne so nella loro cultura è un atteggiamento normale (in certe situazioni).
Non credo si tratti ne di educazone medievale ne di genitori dittatori, magari lo ha imparato semplicemente imitando i genitori.
e visto che bis conosce queste persone mi sa che questo forse le sa già. ha solo scritto un post con un po di colore. tutto qua.
visto con i nostri occhi occidentali è un comportamento strano, chissà come ci vedono loro con i loro occhi orientali 🙂
Oh cavolo..io sono un disastro, qui neanche le minacce fanno effetto!!!!
aspetto che lei mi congedi… ma dai questo bimbo esce diretto dal 1700!
Guarda che i bambini sono molto più educati con gli estranei che con i genitori!
il genitore è l’autorità da combattere, l’estraneo non ha valenza emotiva per il bambino!
🙂
Quello che non mi spiego è come faccio ad avere autorità sugli adulti (nel lavoro) e non su due puffi.
io dico che è perchè sono i TUOI puffi…
Se ti può consolare Mattia (2 anni e mezzo) mi chiede POSSO solo quando deve alzarsi da tavola e devo liberarlo dall’alzasedia. E me lo dice URLANDO! “MAMMA POSSO SSENDERE PESSEVOLE?”
cara Bismama con il tempo ho imparato che i ragazzi quando sono fuori casa si comportano in modo del tutto diverso; tutte le cose che gli abbiamo inculcato per anni, miracolosamente escono allo scoperto :-))
Era dizione= erudizione 😉 w il T9 ;)))
Davvero ha detto una frase del genere? Mamma mia…io non mi sentirei depressa…anzi! Depressa dovrebbe essere sua mamma che li sta educando come nel Medioevo….va bene l’educazione e l’era dizione ma questo mi sembra troppo! ;))))
Beh, io un po’ autoritaria lo sono, per ora.
E per ora mi chiede posso, su molte cose.
Vediamo quando cresce…
Posso dire che mi fa un pò tristezza immaginare il bimbo a casa che non può neanche andare al bagno prima che venga congedato? Immagino la scena: il nano e il genitore,quest’ultimo col dito in aria,che con lo sguardo torvo lo apostrofa dicendo ” non ti ho ancora congedato!!”.
Consoliamoci così!
Anna
qui vige l’anarchia totale!!!!
Consoliamoci a vicenda!
Baci
ANNA
sì beh… a modo è una cosa, questo è un po’ inquietante…
la mia quattrenne devo dire non risponde male, ascolta abbastanza ecc.
Ma è perchè è piccola e ha ancora il terrore dell’urlata materna.
Passerà presto, credo 😉
A modo?!?! Ida?!?! Combatto perchè non risponda male a suo padre….fai te come sto messa!
eccomi, con l’autorità sotto i tacchi….e dei corsi servirebbero anche a me, che mio figlio una frase del genere non sa nemmeno dove sta di casa…