Pensieri e soddisfazioni
“Chi si ferma è perduto”.
Mia nonna lo diceva sempre, e dopo 94 anni vissuti seguendo la filosofia del CarpeDiem, due anni e qualche mese fa, ha deciso che, forse, era giunto il momento di fermarsi. Ha anche avuto paura di farlo; non era abituata!
Me lo ripeteva in continuazione, come un mantra.
“Non fermarti, chi si ferma è perduto” come una minaccia di catastrofe imminente.
Forse, avrò preso da lei questa frenesia e intraprendenza. Il sentirmi sempre in cantiere, continuamente in uno stato di work in progress.
Per qualche giorno, dei lavori incompatibili con la pagina di Google Chrome aperta (lavori contabili) e che richiedevano enorme concentrazione, mi hanno tenuto il cervello in stand by. Lontano dai mille progetti che seguo in contemporanea, molti dei quali centrano col web. Lontano dal Worldwide Web.
(A proposito grazie dei mille messaggini premurosi :DDD).
E forse, mia nonna, aveva ragione. Mi sono fermata e non avrei dovuto farlo.
Mi sono scontrata con i mille pensieri del post stoppage e ho capito.
Spesso sono abbastanza deficiente e se mi prendessi a schiaffi da sola farei una cosa di pubblica utilità.
Mi sono sentita un pò stupida e anche profondamente ingrata verso il lucky-mood. Mi rendo conto di essere fortunata sotto certi aspetti, molto più fortunata di tante altre persone che – forse? – firmerebbero un patto per essere al mio posto.
Ma, a volte mi sento così e basta. Non voglio sentirmi in colpa ma solo ridimensionare pensieri e azioni.
Dare loro un perché!
Rincorro sogni, metto in cantiere progetti, solo per testare i miei limiti! Per il gusto di vedere se ce la faccio a portarli a termine, per sentirmi all’altezza.
Ma all’altezza di che?
Come al solito la vocina che alberga in alcuni anfratti cerebrali e che dice “Puoi fare di meglio” si risveglia sempre nei momenti meno opportuni e soprattutto mi istiga alla sfida. Sempre contro me stessa of course. Una sfida che, ovviamente, non vedrà mai nè vincitori nè vinti.
Poi, mi fermo, respiro (come è accaduto giorni fa) e penso “Mi interessa veramente? Non sono già felice così senza dover centellinare le ore di sonno per delle soddisfazioni extra? E se mi fermassi?”
Ci ripenso.
Ci sono opportunità che vanno sudate fino al midollo e se le lasciassi andare non potrei mai sapere se ce l’ho fatta fino in fondo. Se quella vocina ha ragione o è solo uno stronzissimo ricordo che mi rosica pian piano i pilastri della mia autostima.
E ripenso alla mia nonna, quando mi diceva “Non si vive mica di solo pane!” e al fatto che aveva ragione anche su questo!! E continuo a sfidarmi. Da sola! Forse un giorno, saprò chi ha vinto.
Mi manchi nonna!
Bismama: sì, credo che dipenda da tipo di pausa. Forse, al momento, io ho un’idea del fermarsi iperpositiva, legata al fatto che con la nascita del mio bimbo ho molto rallentato tutto, sono uscita da un ambiente lavorativo frenetico che mi stava massacrando e ora, con un part time nel settore, ma molto più blando, riesco a vivere più o meno come voglio, nonostante gli inconvenienti soprattutto economici. La pausa per me è questo, ora. Qualcosa di bello. Credo che per te sia diverso, ma volevo solo darti la mia ‘versione’. Un abbraccio
Credo che ci siano persone che ce l’hanno proprio nell’indole il non stare ferme, il pensare sempre a qualcosa di nuovo. Sono quelli che non riescono a rilassarsi completamente in vacanza. Quelli che se hanno qualche ora libera e potrebbero farsi una sana dormita, tirano dritto e si mettono a fare qualcosa. Una qualunque cosa.
Sono quelli come me, come te, come tanti 🙂
P.S.
A me un segnale divino mi è arrivato. Due giorni fa mi sono rotto un piede. Che lassù qualcuno volesse dirmi: “Oh, ogni tanto…fermati…”. Giammai 🙂
@MammaMaggie: ma non sono molto d’accordo. Dipende dal tipo di pausa forse….boh?
fermarsi può essere meraviglioso, non fosse per la fatica che costa, dopo, riportare i motori a regime. ma a volte tocca. e possono venir fuori cose molto diverse. anche a me manca mia nonna. lei diceva: non si frigge mica con l’acqua, sai?
Ti capisco cara,mi manca di tautuarmi il motto della tua cara
nonna da qualche parte e poi tutti sapranno pubblicamente…
Per vai bene cosi,cerca solo di non
esaurirti troppo a forza di sfide…un abbraccio Imperatrice
ti capischissimo! (si dice?)
io ci aggiungo anche il fattore-mamma non solo il fattore-lavoro.
ed è un casino.
ti capisco e non poco…a volte siamo veramente bravi anche nel complicarci la vita con le nostre stesse mani…ma noi conosciamo noi stessi meglio di chiunque altro..quindi come potremmo mai spersonalizzarci raccontandoci delle frottole…dobbiamo sempre e comunque cercare di fare quello che sentiamo giusto o sbagliato che sia…e purtroppo o per fortuna non possiamo fare altrimenti…un bacio bis !
anche io per certi versi faccio così, a volte mi sento inquieta e mi rendo conto che è perchè non ho progetti, non ho niente di nuovo all’orizzonte…allora me lo creo mi sbatto per raggiungerlo e poi sono sempre da capo…c’è da diventare matta, ma poi cerco di accettare quello che ho (che è tanto per carità!)…fino alla sfida successiva!
sei una gemelli??? apparte gli scherzi mi ritrovo tanto in quello che hai scritto, non bisogna mai fermarsi, cercare sempre di migliorare, ovviamente con cio che ci è concesso ^.^
@Marlene: ahaha Verso l’infinito e oltre. Come Buzz!
Ma bis tu sei una super Bis tu puoi tutto, riposati un pochino raccigli tutte le energie e vai…verso l’infinito e oltre!
Che bel post! Condivido con te quello che hai detto… Io lo definisco il problema del criceto nella ruota, che corre, corre… ma dove va???
Per me il lavoro era la mia fonte di gioia, ossigeno, sfizi e vizi… Mi ero detta lavorerò fino all’ultimo giorno di gravidanza… Sai che c’è? E’ da settembre che mi hanno messo a riposo, e sono due settimane che sono in ospedale a covare come la pinguina imperatore il mio uovo per almeno altri 15 giorni e…. Sinceramente, il criceto nella ruota, adesso, ruota per il piccino… E anch’io ripenso al mio nonno che si godeva la vita senza tante pretese, e diceva: sono io quello giovane, quelli vecchi siete voi!
Un abbraccio
Alterna, bis, alterna. Sappiti dare delle “vacanze”, recupera il sonno perduto (oh, second permettendo ovvio) e poi ributtati nella prossima sfida… Sfidare noi stesse ci fa sentire noi stesse. Ma senza dormire il cervello va in pappa… Chi si ferma è perduto… oppure si rilassa. Che fa bene pure.
Un abbraccio.
sai, il mio segreto è che ho un inconscio profondo come una pozzanghera di primavera. Non arrivo mai DAVVERO all’esaurimento, a un certo punto ho un interruttore salvavita che mi fa partire il chissenefrega.
Ce li hai anche tu, anzi nei hai due, si chiamano First e Second 😉
Detto così sembro più scema di quel che sono (e ce ne va), ma davvero io trovo che nella mammitudine ci sia questo vantaggio: che a un certo punto guardi la progenie e magicamente le cose tornano nella giusta prospettiva.
Oddio che cosa mammesca e zuccherosa, ma l’ho scritta io davvero?
@Seavessi: mah…che dirti. Il problema è che la competizione costruttiva (tipo quella col vicino) ti da dei punti di riferimento. “Ho fatto meglio di…” lo è!
Io invece competo sempre con l’idea di me…di quello che potrei essere.
Non parlo dell’essere mamma. In quell’ambito sono ben adagiata sugli allori e non mi schiodo. Ma professionalmente sono davvero (davvero!) pesante e stancante. Dove porta il “non fermarsi”. Al miglioramento o all’esaurimento?
no Bis, mai fermarsi…
anche io oscillo spesso fra il sii grata di ciò che hai e il su su coraggio datti da fare.
Devo dire che fra le due il su su coraggio datti da fare mi mette di umore migliore, io se non sto inseguendo un qualche tipo di progetto, fosse anche il costruire una ghirlanda di Natale da appendere alla porta che faccia impallidire quella del vicino, non sto bene. Mi adagio, finisco perfino per non curarmi fisicamente.
Ho bisogno di rincorrere qualcuno/qualcosa, poi in fondo sto sempre rincorrendo me stessa.
Forse mi trovo, forse ci troviamo?
e mi sa che siamo proprio simili Bis!
baciuzzi