Lasciare la nebbia e il sole a Brindisi e ritrovarli a Bologna. E arrivare con un’ora di ritardo.
Riabbracciare Sara, Flavia e conoscere di persona Luisa, Rudy, Andrea, Veronica, il Geometra, Chiara, Giovanna, Elena, Luigi, Andreas, Jessica, Valentina… e un sacco di altre belle persone.
Dare un volto tridimensionale a quelli che fino a pochi giorni fa erano solo un avatar e una voce via Skype.
Conoscere un sacco di gente, riderci insieme, incitarci a vicenda come dei tifosi assetati di vittoria. Passeggiare e parlare di gossip (che pare che Raoul Bova sia davvero gay e che il suo compagno sia altamente discutibile… notizie che si reggono solo con uno Spritz in una mano e un pezzetto di parmigiano con l’aceto balsamico nell’altra).
Ridere, fare foto e guardarsi negli occhi.
Assaggiare lo gnocco fritto.
Ascoltare quattro donne che parlavano con passione e amore per il proprio lavoro e per le persone.
Respirare competizione e affogarla nel lambrusco.
La foto di classe. Le foto di classe.
L’effetto ipnotizzante de La Casa della Musica.
Il leoncino Sergio e il suo profilo facebook.
Mangiare la pizza davanti al pc a lavorare. Fino alle 2.
Guardare Parma come un giapponese impegnato a fotografare anche i posacenere e a fare selvaggiamente check in ovunque.
Una cena lunghissima, tanto lambrusco.
Quattro ore di sonno a notte.
Una litigata nel parcheggio coperto. Una rissa scampata.
Un (piccolo) incidente in auto.
Un sacco di accenti diversi.
Infiniti “ma tu sei Serena? Sei così diversa dalla foto su Facebook!”.
I complimenti di Andrea Girardi, ma anche di altre persone.
Una pioggia di soddisfazioni.
Una pioggia di sorrisi.
Conoscere la verità sulla composizione del corpo umano: “Siamo fatti al 70% di pasta e salama da sugo” (cit. Rudy Bandiera).
Presentare all’Italia (in streaming) uno dei progetti più amibiziosi: #VerdiMuseum. E lasciarsi affascinare da quelle note come fossero carezze.
Un’infinita attesa in aeroporto durante la quale un essere discutibile ha cercato di avvicinarsi ma grazie a un gentilragazzo (non era ancora classificabile come Uomo) me ne sono liberata e ho passato quelle lunghe ore in compagnia a chiacchierare.
Non in un mese. In tre giorni.
Un’esperienza bellissima e totalizzante. Frutto di un’idea e del networking che nasce grazie alla rete. Una rete fatta di persone, pensieri, emozioni, occhi, affetto, colore, competenze e scambio.
Una rete in cui, difficilmente non rimani intrappolata.
Le foto sono di Gianni Forlastro (fotografo ufficiale dei tre giorni). Le ultime due di Roberta Puglia.
Io non avevo con me la bridge causa valigia che faceva a cazzotti con Ryanair, ma di questo ne parliamo in un altro post.
Vi ho seguite qua e là e invidiate un po’…. pochino, pochino..invidia buona, quella verde tenero 🙂
Metterele persone al centro, regalare un sorriso e applicare al busines é la cosa piú efficace e produttiva che esista. Quanto serve per vincere ogni sfida. E i complimenti te li sei guadagnati tutti.
Grazie 🙂 i tuoi valgono doppio
Bellissimo
Che bella esperienza. Si dice che Raynair permetterà di portare anche la borsa personale oltre il bagaglio a mano…sperem
Ma di Roul sei sicura???
Che bella questa avventura! Sei bravissima a raccontarla, sembra quasi di essere dentro quelle sensazioni…fantastica!
Grazie 🙂 mi fa molto piacere
Devi ancora metabolizzare il gossip, eh! ;-D
Dani lascia perdere. Sono ancora sconvolta. Aggiornami appena hai degli update ok? 🙂
Amore mi manchiiiiiiiiiiii! Ah, la macchina è già a posto.
Anche tu!!! 🙂 E per la macchina che ti dicevo? Più che altro lo stronzo è quello che non s’è fermato ed è scappato a gambe levate. Gretino!
BRAVISSIMI!!!