Maternità e sensi di colpa
Il senso di colpa è un’emozione che riguarda tutti ma che si insinua, di frequente, nell’esperienza delle madri già nel momento in cui desiderano o scelgono di esserlo, o di non esserlo. Diventare genitore vuol dire avere una serie di responsabilità che determinano la sopravvivenza di un altro essere umano: oggi, sempre più donne si rivolgono a professionisti del benessere mentale per affrontare le sfide della maternità.
Claudia Campisi, psicologa del lavoro e career coach di TherapyChat, dà la sua visione sui sensi di colpa legati alla maternità, approfondendo in particolare i fattori che li innescano, le forme di disagio con cui
questi si manifestano e alcuni consigli per provare a liberarsene.
Cosa innesca il senso di colpa?
Oggi i bisogni di autorealizzazione di una donna non si limitano esclusivamente all’opportunità di diventare madre, ma si è alla costante ricerca di equilibrio tra carriera, crescita personale, relazioni e famiglia. E nella ricerca di questo equilibrio, le madri subiscono le pressioni sociali che indirettamente sono esercitate da modelli, spesso, ideali e “filtrati” dai media e dai social network, che mostrano immagini lontane dalla realtà quotidiana, difficilmente perseguibili e, piuttosto che essere di ispirazione, diventano aspirazioni inarrivabili.
Sono dunque tante le paure che le donne affrontano quando decidono di generare una vita ed è importante riconoscerle: il timore che non sia il momento giusto per avere un figlio, le preoccupazioni economiche dovute a precarietà professionale, la convinzione di non avere le capacità e abbastanza tempo…in poche parole: “di non farcela”. Anche la decisione di intraprendere questo percorso tardivamente procura molte ansie, tra le più comuni quelle di incorrere in problemi di infertilità o maggiori rischi durante la gravidanza.
Come si manifestano i sensi di colpa
Tra le forme di disagio legate ai sensi di colpa ci sono i sentimenti di inadeguatezza e la paura di non riuscire a gestire efficacemente i ruoli ricoperti dalle madri all’interno dei differenti contesti di vita.
Ed ecco che insorgono giudizi severi frutto di autovalutazione che si amplificano nelle persone più fragili al punto da richiamare un senso di sconfitta e di fallimento, personale e generalizzato: la vergogna. Molte richieste di aiuto e di terapia online, infatti, nascono dal bisogno di iniziare un lavoro personale su di sé per contrastare le sensazioni di insicurezza che portano la persona con il tempo a credere di non essere mai all’altezza. Una percezione fortemente ancorata alla paura di essere costantemente sotto una lente immaginaria di valutazione.
Come disinnescare i sensi di colpa?
Riconoscendone le spie e tentando di oscurare questa grande lente per evitare di sentire il peso del giudizio degli altri. Dal team di TherapyChat arrivano 5 consigli a beneficio della salute mentale e del benessere emotivo delle madri per aiutarle a liberarsi della “trappola della colpa”:
– Cercare supporto sociale di amici e famigliari: non è necessario che le madri affrontino tutto da sole. Gli altri, dovrebbero mostrarsi pronti ad ascoltare e agire come nutriente dell’esperienza della maternità.
– Parlare dei propri sentimenti: non aver paura di parlare del terremoto che si ha dentro può fare una grande differenza. Inoltre, chiedere aiuto a uno psicologo quando si ha bisogno di cambiare il modo di affrontare le situazioni e di acquisire risorse psicologiche per gestirle.
– Dedicarsi del tempo: le madri possono sentirsi sopraffatte dalle richieste della genitorialità e dimenticarsi di prendersi cura di sé stesse. Ricavarsi piccoli spazi per esercizio fisico o meditazione è fondamentale.
– Cercare gruppi di supporto: avere un confronto alla pari con chi sta vivendo esperienze simili, condividere parti della propria avventura e consigli aiuta ad affrontare l’isolamento e la solitudine.
– Essere gentili e comprensive con sé stesse e creare aspettative realistiche: essere madre è un lavoro difficile, nessuno è perfetto e ogni famiglia è unica. È importante riconoscere che commettere errori e avere limiti è parte del processo di apprendimento e che ciò che funziona per un nucleo familiare può non funzionare per un altro.
Libri consigliati per gestire i sensi di colpa
A volte il confronto con modelli di maternità imposti dal perbenismo sociale o da retaggi culturali ben radicati, mettono a dura prova anche per personalità più forti.
Ascoltare esperienze di mamme che dicono ciò che provano, che si prova, che è fisiologico provare, senza veli e senza reticenze, può rivelarsi utile e terapeutico.
Qui di seguito dei consigli di lettura sulla maternità e i sensi di colpa:
- Non sei sola: Fenomenologia della Mammadimerda
Le MdM accettano la sfida del libro cartaceo e lo fanno a modo loro: con inadeguatezza, ironia, perle di cultura pop, richiami filosofici e richiami mainstream. Un pastiche letterario che echeggia le avanguardie europee del primo Novecento. Non a caso le MdM propongono nel libro un manifesto del Mammamerdismo. Senza pretese filosofiche totalizzanti, ma con una comicità sottile e greve nello stesso tempo, approdano involutamente alla fenomenologia, quasi inquadrando una nuova scuola filosofica: il Merdismo. Un esistenzialismo sottrattivo, dove per essere, devi essere meno: imperfetto, approssimativo, sorridente e unito agli altri, nel bene e soprattutto nel male. - Le mamme ribelli non hanno paura
Appena ha sentito un piccolo cuore battere dentro di sé, Giada ha cominciato a essere madre. Ma solo quando l’ha stretta tra le braccia quella vita è esistita davvero. Un attimo prima Giada era una persona, un attimo dopo un’altra, e per sempre. Perché quando nasce un figlio si rinasce di nuovo. Si rinasce madri. Da quel giorno ha studiato tutti i manuali esistenti in commercio e ha ascoltato ogni consiglio. Affinché Mya, il suo dono più prezioso, fosse al sicuro, protetta, amata. Eppure non sempre tutto le veniva come era scritto in quei libri o come le avevano detto di fare. Ed è stato allora che ha capito una grande verità: che non esistono regole, leggi, dogmi imprescindibili. Il mestiere di madre si fa ogni giorno, si impara sul campo tra una ninnananna ricca di parole dolci e un rigurgito che rimane su una maglia per giorni. Tra un abbraccio che arriva inaspettato e cambia la giornata e un cartone animato che si odia perché lo si conosce ormai a memoria. Non c’è una ricetta, nessuno la conosce. Le risposte sono dentro ogni madre, sono lì, nel profondo dove risiede l’istinto. Dove vive e cresce l’amore più incondizionato che si possa provare. Dove non c’è bisogno di consultare nessuna enciclopedia per sapere cosa è giusto fare. E l’imperfezione l’unica verità. La morbidezza di un bacio sbavato, la bellezza di un codino che non riesce a star dritto. La ribellione di scegliere un calzino di un colore diverso dall’altro. Sono queste le magie che fanno un figlio felice. Perché solo non seguendo le regole si trova il coraggio di essere madri a proprio modo. - Mamma non si nasce
Se stai cercando Il Libro delle Risposte Mammesche, rimettimi sullo scaffale. Ora. Grazie. Se invece vuoi leggere il diario di una giovane donna travolta dalla voglia di maternità come da un tornado, sono il libro che fa per te. Portami a casa. Parola dopo parola, ti troverai su un’altalena di sospetti, dubbi e ritardi: incinta sì, incinta no? Un distillato di vita vera e vissuta. Niente verità rimaneggiate ‘a uso e consumo di future mamme’. Niente versioni edulcorate dell’esperienza più intensa che una donna possa trovarsi ad affrontare. In un turbinio di ormoni, aspettative, desideri, sogni e progetti. E delusioni: già, anche quelle. Vita vera. E baby blues (la maternità non è tutta fiocchi e tutine color pastello). E rivincite, e rinascite. E una donna che impara a essere mamma. Perché mamma non si nasce. Mamma si diventa. Giorno dopo giorno. Tra soddisfazioni e latenti sensi di inadeguatezza. Leggimi. Non ho tutte le risposte, ma ho tutte le domande giuste. - La mamma di Roman
In questo progetto, Eva Rigonat ha raccolto la testimonianza di Daria Scarciglia, esplorando con lei l’esperienza di madre adottiva, oltre che di madre biologica e di avvocato, condizione particolare che le ha consentito di entrare con competenza e cognizione di causa nei meandri di un vissuto intimo e doloroso con se stessa, con la società e con le istituzioni che dovrebbero essere di supporto alle famiglie e che spesso sono invece fonte di ulteriore sofferenza e sconforto.