Whatsapp: adolescenti e regole

Mi capita spesso di avere a che fare con mamme di (pre)adolescenti, preoccupate di non conoscere a fondo la rete e i nuovi modi di comunicare.
A parte il predicozzo che mi vien fuori riguardo al fatto che essere genitori nel 2013 significa anche conoscere il web, i social network, la rete etc, quando posso cerco di rispondere alle loro domande senza diventare acida come un limone acerbo.

whatsapp

Sono mamme di amici dei bambini – di Francesco soprattutto – e anche dei miei nipoti che sono un po’ più grandi dei miei figli. Quindi ci conosciamo, mi conoscono e sanno che adoro i gioiellini hi-tech molto di più di quelli che sbrilluccicano su un dito qualsiasi come se non si potesse più contare sull’illuminazione pubblica. Molte di loro sanno anche dell’esistenza del blog. Mi ritengono un extra terrestre (lo dico anche se mi state leggendo, sì), una che magari ha poco da fare e dedica il proprio tempo al cazzeggio, anche, ma poi mi fanno un sacco di domande sugli smartphone e sulla sicurezza. Se esiste un’app per controllare i figli, e se sì, come usarla. La cosa si è particolarmente intensificata da quando Francesco ha un suo tablet. Una specie di giocattolino da due lire eh; un passaporto per il mondo digitale e tutte le responsabilità che esso comporta.

Spesso le domande riguardano Whatsapp.

Noi generazione degli anni ottanta, comunicavamo con i bigliettini di carta passati di banco in banco, facendo a brandelli anche l’ultimo pezzo di quella che noi credevamo fosse la nostra privacy. In quell’abisso tra il periodo in cui le mamme confrontavano la quantità di cacca che avevamo prodotto e il periodo in cui ci sentivamo già grandi perché le stesse mamme ci mandavano da sole a comprare il prosciutto (“la mamma ha detto che sia fresco e senza polifosfati, mi raccomando”). E sapevamo come farci rispettare dal salumiere. E anche a come infilare un ovetto Kinder nella spesa senza fare la cresta ma solo approfittando delle offerte speciali. Ci sentivamo padrone del mondo.
Ma grazie a quei bigliettini, tutti sapevano di chi eravamo innamorate e noi sprofondavamo in una vasca piena di vergogna e petali di rosa. Soprattutto se poi il tipo in questione non ci filava manco per niente.
A diciotto anni, nel 1999 – la preistoria – ho avuto in regalo il mio primo cellulare: peso specifico del piombo e schermo in bianco e nero. Era un Ericksonn giallo. Giusto per passare inosservata.
Niente foto, solo telefonate che costavano quanto una manica di un visone di Annabella, e SMS.
Ora con due dita di euro hai SMS illimitati e internet flat. E c’è Whatsapp.
Ma come insegnare loro a usarlo nella massima sicurezza?
Ho riportato qui quello che penso di Whatsapp e soprattutto come mi comporto e le regole che impongo a Francesco e ai miei nipoti.

1. Occhio alle foto su Whatsapp

Di solito i nostri interlocutori sono persone che conosciamo e di cui abbiamo il numero di telefono. Questo, rispetto a quando si usano gli altri social, può far alzare la soglia di fiducia e abbassare i freni inibitori e la prudenza. Se ad esempio non ci piace vedere pubblicata la foto dei nostri bambini su Facebook evitiamo di inviarne qualcuna tramite Whatsapp. Inoltre alcuni smartphone inseriscono gli scatti inviati/ricevuti tramite Whatsapp nella propria memoria. Converrebbe pertanto evitare di mandare foto, a meno che non siano proprio innocue e fare spesso pulizia nella gallery.

2. Cancellare sempre le conversazioni

Controllando le impostazioni si trovano alcune funzioni tipo la cancellazione di massa di tutte le conversazioni e il backup di quelle particolarmente importanti. L’importante è che comunque non contengano dati sensibili come password e cose simili perché se qualche curioso entrasse in possesso del vostro smartphone solo per curiosare, potrebbe comunque trovarci qualcosa di interessante.

3. Evitare le espressioni troppo personali
A meno che tu non stia parlando con il tuo Lui, e anche in questo caso attenzione, sarebbe il caso di non inviare mai espressioni troppo personali o intime. Perdere il cellulare è una cosa che capita molto più frequentemente di quanto si creda.
Solo per noi (non per i bambini): se invece vuoi inviare delle foto hot al tuo Lui, usa Snapchat che distrugge le foto subito dopo averle inviate.

E voi che regole usate e imponete su Whatsapp?

Categories: Tech
Tags: GEEK LIFE
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Commenti

  1. SantoSubito
    SantoSubito 14 Ottobre, 2014, 14:01

    beata ignoranza e santa presunzione. nulla può distruggere le foto, in genere i files, dopo l’invio. assolutamente NULLA. vi ingannano e rovinano la cosa più preziosa che abbiamo … i nostri figli.

    ps sono un informatico (sigh)

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  2. Alice
    Alice 2 Settembre, 2013, 10:21

    secondo me il cellulare non va dato a un figlio prima che abbia l’età per andarsene in giro da solo. Avere un telefono in tasca implicitamente ti mette nella condizione che “in caso di problemai chiamo mamma” oppure “ora chiamo il mio amico”.
    Mettere un bambino in questa posizione mentale significa rendergli piu difficile imparare a cavarsela da solo. Non devono pensare di avere sempre mamma a portata di mano come se fosse una rete di sicurezza. Anche se poi mamma c’è, mica lo abbandono.
    Se invece vuoi parlare col tuo amico, vai a trovarlo, invitalo a casa, andate assieme al campetto di calcio, in poche parole vedetevi e giocate assieme, non parlate al cellulare.
    Poi, in seguito, ci sta anche il cellulare.

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    • Serena
      Serena Author 2 Settembre, 2013, 15:41

      Io credo che come al solito dipende da cosa e come si insegna ad usare la tecnologia.
      A volte whatsapp serve per organizzare quella partita di calcetto o un incontro per un pomeriggio di giochi. Altre serve solo per i messaggini stupidi.
      Io sto cercando di insegnare loro a usarli per integrare la comunicazione tradizionale e non per sostituirla.

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      • katia
        katia 2 Settembre, 2013, 22:55

        il linea di principio sono d’accordo con te, ma se metti un cellulare in tasca a un adolescente pensi che riesca a capire la differenza fra comunicazione tradizionale e mediata dalla tecnologia? Non a caso si chiamano nativi digitali. L’unica forma di comunicazione che conosceranno sarà quella più o meno mediata dalla tecnologia. Può essere un bene o un male, dipende. Ma quante partite di calcetto pensi che riescano a organizzare senza un cellulare? Se nascono col cellulare in tasca non so se poi riusciranno a fare senza.
        Per questo dico che secondo me piu tardi ce l’hanno meglio è.
        Nel post precedente elencavi il numero di dispositivi a tuo dire indispensabili per una vacanza, e ora pensi di poter insegnare ad un adolescente la comunicazione tradizionale?

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  3. firmatocarla
    firmatocarla 2 Settembre, 2013, 09:34

    ma sai che nè io, nè papo, nè la quasi tredicenne di casa usiamo whatsapp? So però che molti colleghi si tengono in contatto proprio con questa app, questo mi ha incuriosita non poco. Ma santocielo, i cellulari che vibrano e cinguettano e chissà-cos’altro, dopo una mezz’ora mi danno sui nervi!! In sostanza sono favorevole per 1000 motivi (credo che a breve provvederemo…), ma mettete il silenzio a quei telefoni!!

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    • Serena
      Serena Author 2 Settembre, 2013, 15:43

      Io e Lui quando siamo in stanze diverse, a volte, lo usiamo per le comunicazioni di servizio anziché far sapere ai vicini che è finita la cartaigienica proprio nel momento in cui ne avresti bisogno 😀

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