I compagni di treno sono come i cioccolatini
Non sai mai quello che ti capita (semi cit.). Lo diceva Forrest Gump, lo dicevo nel post dei vicini e lo ribadisco ora.
Nel week end ho un primo treno, venerdì, mi ha portato a Roma per l’elite blogtour (ma poi ne riparliamo); il secondo, domenica, mi ha riportata a casa.
Se consideriamo il fatto che odio quasi tutti i mezzi di trasporto che mi fanno venire voglia di vomitare la cena della festa della maturità, non sono mai ben disposta durante i viaggi. Quelli in treno, poi, essendo di solito più lunghi, mi sfiniscono. Un po’ perché mi sento male e un po’ perché è l’unico momento in cui sono in uno stato di stand by forzato, chiudo gli occhi e ascolto musica, isolandomi da tutto quello che succede intorno.
Quando, però, viaggio con i bambini devo interrompere, più o meno ogni tre minuti, lo stato di trans. E spesso sono cazzi.
Domenica, durante il viaggio di rientro (Roma-Lecce, 5 ore e mezzo più i tempi supplementari) abbiamo incontrato la moralizzatrice della carrozza 7. E indovinate un po’? Ce l’avevamo seduta accanto!
Yeeeee! Felicità che scorreva a fiumi nel corridoio centrale.
La moralizzatrice ha cominciato, senza che nessuno glielo chiedesse (i moralizzatori son così, intraprendenti!) a fare amicizia con Swami. Lei la chiamava Sama. Velo pietoso. Lei chiamava Sama, Swami non rispondeva, la moralizzatrice insisteva, Swami non rispondeva, alla fine la moralizzatrice passava al ticchettio con il ditino sulla spalla. Conoscete nulla di più indisponente? Io no.
Una rompicoglioni doc.
Quando ho saputo che scendeva insieme a noi, a Lecce, ho avuto una visione: il fiume e un secchio pieno di cemento a presa rapida.
Non vedevo l’uscita dal tunnel.
E niente Swami ha cominciato a passeggiare per il corridoio, a voler giocare al cellulare, a chiedere di ascoltare la musica e io, causa nausea galoppante ero paragonabile a uno zerbino accondiscendente. Lei, la moralizzatrice del caiser, sgridava Swami.
Suo marito le faceva notare che fosse poco educato farlo ma lei, che ha la missione di redimere chiunque si trovi sulla sua strada lo zittiva e continuava indefessa a schiacciarmi le ovaie nel mortaio in cui si prepara la menta per il Mojito.
Alla fine Lui, che di solito è uomo pacato che maschera col sorriso anche l’istinto omicida, le dice: “signora, penso sia il caso di lasciarla stare. Non ama le regole se dettate da estranei. Di solito ascolta solo mamma e papà!”.
Se non è esplicito questo, mancava le dicesse: “ha finito di fracassare i maroni?”.
Lei, non ha capito: “ma sua moglie si sente male, io sto pensando alla bambina e sto cercando di educarla”.
Lì, il fiume e il secchio col cemento avrebbe potuto vederlo lei, di lì a poco.
Ero livida, mantenevo gli occhi chiusi e l’autocontrollo incatenato ai braccioli del sedile.
Swami le rispondeva a tono, ma i moralizzatori, si sa, sono una brutta razza.
Abbiamo fatto 5 ore e mezza così, e in più Francy aveva la nausea e minacciava di ripresentare il pranzo a ogni sballottolamento del treno nel tratto appenninico.
All’arrivo avevo recuperato tutto lo stress smaltito nel week end.
Ditemi che i moralizzatori li incontrate anche voi, soprattutto su mezzi in cui siete costretti a passare ore su ore. Comincio a dubitare di avere un’aura negativa che me li appiccica addosso!
La prossima volta si viaggia in aereo. Almeno sarà solo un’ora di sofferenza.
bene. Fra poco meno di un mese mi tocca fare un viaggio in treno con il mio bimbo iperattivo di 12 mesi. 4 ore 30 minuti. se incontro una rompicohones come la tua mi sparo. Pensavo di trovare un sedativo per il mio bimbo in modo da immobilizzarlo….forse pero la soluzione e’ sedare i tuoi vicini di viaggio e lasciare che il piccolo schiamazzi tranquillo…
Ah! I moralizzatori! Sono come gli scarafaggi, un genere resistente a ogni calamità. Non si estingueranno mai… Io ne ho incontrati di diverse specie. Il M. educatore con le sue tecniche educative psico-pedagogiche è in grado di trasformare il più innocuo dei capricci in una irrisolvibile e imbarazzante scenata. Agisce in ambienti chiusi e affollati da cui è impossibile fuggire rapidamente. Il mezzo pubblico è un caso da manuale. Il M. nutrizionista è una sottospecie che si annida per lo più in ristoranti e pizzerie affollate. Sceglie con cura tavoli di famiglie con bambini, prende posto nel tavolo attiguo e trasforma una tranquilla cena in una tragedia consumata all’insegna della frase “Ma non lo sai che le verdure fanno TAAANTO bene?”. Il M. austero frequenta supermercati, negozi ed esercizi commerciali in genere. Usa approcciarsi ai bambini ai quali è stato negato un regalo con la frase “Ai miei tempi io giocavo solo con bambole di stracci e spade di legno…”. Ma il più insidioso, il più pericoloso, è il M. religioso, quello che con aria tra il solenne e il minaccioso afferma “Sai che i bambini monelli vanno all’inferno?”. Se ne rinvengono esemplari al parco, pronti a intercettare prede fragili, come le mamme in trattativa per l’orario di rientro; ma anche in coda alle poste, dal medico o in banca. Non si conoscono armi efficaci per neutralizzarli. Io una volta ho provato a zittirne uno, ma ho ottenuto solo che moralizzasse anche me. L’unica strategia efficace che ho sperimentato finora è la fuga! Se li riconosci in anticipo e li eviti è meglio.
Grazie Bismama di questo post che mi fa sentire un po’ meno sola!
Sono d’accordo. Io l’avrei chetata subito. E sono accomodante di natura,io. Sicchè…
Mi associo a dabogirl, con l’ultimo soffio di voce rimastomi avrei zittito la signora mettendola al suo posto e poi…quannu finisci si cunta…si dice dalle mie parti!!
Susanna
no beh ma scusami, io avrei o cercato di cambiare posto, o detto a chiare lettere “la smetta, signora”. Lo sbrocco è l’unica arma contro i moralizzatori.
Non ne avevo la forza. Credimi.