Pensavo fosse un arcobaleno invece ero daltonica: #cronachedallacorsia di un ospedale
“Swami ho una sorpresa”
“Cosa? Vediamo cos’hai dietro la schiena”
“Non ho nulla ma ho parlato con la dottoressa, sai quella che ha detto che avresti dovuto mettere le flebo?”
“Sì. Vuole portare un’altra zanzarina? Io non voglio?”
“No, non devono fare altre punture ma ha detto che fra un po’ ci dimettono.” Faccio un saltello, una giravolta e le chiedo: “non sei contenta?”
“No!”
“Okay, prepariamo le borse, prendiamo i pallonc… aspetta un attimo: come No? Non sei contenta?”
Cioè ha davvero detto no?
Ok, i My Little Pony sulla porta, le Principesse Disney alle pareti rosa, l’arredamento colorato, l’enorme sala con i giochi e l’animazione. Ci piace. Ma è pur sempre un ospedale con i batteri pronti a saltarti alla gola appena posi l’Amuchina gel. E poi le flebo, le lacrime, i pianti continuo dei bambini spaventati.**
No, questo non ci piace. Perché mai vorrebbe rimanere qui?! In un attimo mi scorre davanti agli occhi un flashback dei tre giorni passati qui.
E tutte le sfumature di quel No, netto e deciso, sono come dei cristalli in una stanza piena di luce. Accecanti.
“No, non sono contenta di andare a casa”
So che me ne pentirò. Dovrei chiudere il discorso qui e invece mi avventuro su un terreno minato cercando di saltellare per evitare che tutto mi crolli sotto i piedi.
“Come mai?”
“Perché qui tu sei sempre con me, nella stessa stanza. E giochiamo sempre e ci diamo tanti bacetti. E non hai il computer.”
E a una bassa un metro e dieci, con i boccoli castani e i piedini rosa e morbidi, che ti dice una cosa del genere che gli vuoi dire?
Oltre a sentirti un gran pezzo di merda, intendo. Come puoi replicare? E infatti sono rimasta in silenzio e ho messo a posto la roba da portare via.
Pensavo che la dimissione fosse un arcobaleno e invece ero solo daltonica.
Mi girava la testa ma cercavo di cacciare via quei pensieri come se fossero zanzare ronzanti. E no, non mi sento in colpa.
Forse devo riorganizzare meglio le giornate per passare più tempo con lei, con loro. Evitare di uscire tardi dall’ufficio, di passare ore su ore al pc.
Ma se non fossi felice, se non sorridessi loro vorrebbero comunque passare il tempo con una donna triste e svogliata? Io credo di no.
Ok, dovrò cambiare il titolo di questo post. Quello non è equilibrio familiare ma equilibrio di coppia. Ora bisogna lavorare sull’equilibrio mamma/figli.
** se leggete i miei deliri anche su Facebook e Twitter avrete sicuramente letto le mie #cronachedallacorsia: 3 giorni di ricovero ospedaliero per Swami. Così, per non farci mancare nulla.
Bellissima la tua sincerita’. Ti ammiro sempre per questo.
Meglio una mamma felice di una frustata, vero, giusto, sacrosanto, però le loro esternazioni a volte sono “drammatiche” e c’è da riflettere
Ma il papà in tutto questo dove sta? mica sarai stata sola ad accudire tua figlia in ospedale e lavorare. E lei chiede solo di te, e il papà non se lo fila per niente?
Possibile che il papà non venga mai considerato da nessuno?
sbang. io temo solo il momento in cui potrà parlare.e mi rinfaccerà di avere sempre in mano un cellulare o un pc sotto le dita. sto cercando di cambiare, ma devo anche lavorare..un casino!
Adesso vengo lì e i sensi di colpa te li meno.
Lo so che ti stendono, ma se tu on facessi quello che ami non saresti tu e a loro probabilmente non piaceresti.
Che poi ‘sti figli crescono e a rinunciare alle passioni porta solo a perdersi quando loro iniziano a non avere più così tanto bisogno di presenza fisica.
Pure a me un giorno Deddè mi ha fatto un’osservazione simile e dire che lavoravo da casa e lui aveva le mie attenzioni costanti mentre facevo altro. Ed ecco no non mi sono sentita in colpa nemmeno io. Anche se ora ho abbandonato quel lavoro l’ho fatto per la mia serenità psichica perché non mi piaceva ma sinceramente rinunciare a me stessa per loro no, anche perché i primi che ne risentirebbero sarebbero loro!
Che tenerezza disarmante 🙂
Io fossi in te smetterei di stare qui a cazzeggiare sul web e su facebook e penserei di più ai figli che da grande ti rinfacceranno di non esserci stata
(Ahahahahah ma no, ma trolla pure in cerca di risse… 😀 dai vediamo chi ci casca per prima e ti dà una testata sul naso. l’autrice è troppo intelligente per darti soddisfazione, chiarachiunquetusia e/o similfakeaccount. squallore.)
Ma mi diverto così tanto… perché smettere? 😀
dolce stellina <3
Checché ne dicano le persone rose dall’invidia e da una serie di altri loro problemi personali, la vergogna e i sensi di colpa dovrebbero appartenere ad altri temi, non a questi. La tua piccola ha avuto te vicino, in questi giorni che altrimenti sarebbero stati più difficili di come invece sono stati (tanto da contribuire a farle dire che no, a casa non ci vuole andare). E sì, questo è un terreno minato, perché ciascuna di noi ha fatto e fa i conti con l’equilibrismo necessario per vivere. Chi è mamma e lavora anche fuori casa (o lavora da casa) si misura continuamente, aggiustando il tiro quando può, cercando di mettere i piedi (e le mani, e i baci, e le pappe, e le nanne) nel posto giusto, perché si possa crescere tutti sani e possibilmente anche un po’ contenti, se non proprio felici. Dico tutti: bambini e mamme (e papà). Qualcuno ce la fa, a crescere, altri invecchiano soltanto!
(tieni duro!)
cucciola! E’ stata tenerissima <3
Esatto: che se ne fanno, poi di una mamma isterica, che non riesce a trattenere i propri impulsi iracondi perché ha bisogno di fare ANCHE altro?
Mi sono sorpresa anche io, dopo il terzo nano, provando il piacere di rientrare al lavoro. Ma mi piace (e non potremmo sopravvivere senza uno stipendio in più…), e questo mi aiuta a essere una mamma migliore. Punto.
…e aggiungo: quando i nani hanno bisogno, la mamma c’è. Sempre.
Insomma tu scrivi queste cose senza vergognartene neanche un poco e anzi ne vai anche fiera?
Sì!
Il mio treenne ieri ha esordito con un bel “mamma a me non mi piace che vai sempre a lavorare”, anche io non ho provato sensi di colpa (insomma non posso fare diversamente) ma la sensazione di un bel pugno nello stomaco, quello si.
Almeno i sensi di colpa, ma qui Serena dice di non sentirne e se ne frega, è questo il punto
Sì, non li sento. Forse ero assente nel giorno in cui li distribuivano o forse non li sento perché sto bene con me stessa e non voglio sentirli magari.
Semplicemente so che se io starò bene (mentalmente oltre che fisicamente) avrò bambini felici, al contrario no.
Io un po’ mi sento in colpa sai di cosa? Del fatto che mia mamma abbia rinunciato al suo sogno per accudire noi figli. Anche se non ce lo ha mai rinfacciato, anzi… però sono cose che si sentono. La passione non si spegne, neanche dopo decenni. Non vorrei mai che i miei figli provassero questo.
So esattamente di cosa parli
Purtroppo anche io recentemente mi son trovata a dover fare i conti con la necessità di riorganizzarmi, di pianificare meglio in modo da avere tempo libero per loro, in modo da non essere sempre al computer, cosa che anche il mio ometto mi rimprovera.