Anche i ricchi piangono
Da domenica la Juventus ha in mano il suo attesissimo (e meritatissimo) 30esimo scudetto.
Rabbrividiamo di felicità tutti insieme.
Ma no… non è di questo che voglio parlare.
Né del fatto che domenica io e Lui siamo stati indissolubilmente legati alla tv dalle 14.30 alle 18.30, né di quelle lacrime che cadendo si sono unite in una pozzanghera (si!) piena di quella passione in comune, né dei nostri festeggiamenti in giro per la città con bandiere, rumori sottovuoto, visi colorati e spumante.
No, non è di questo che voglio parlare.
Voglio parlare del discorso che Andrea Agnelli ha fatto al centro del campo a fine partita.
“Permettetemi un grazie anche a Emma, Baia e Giacomo ai quali ho sottratto del tempo e mi sono stati vicini.”
Per chi non lo sapesse, Emma è la moglie di Andrea mentre Baia e Giacomo sono i figli.
Ecco, per me questa frase ha avuto l’effetto di un elettrochoc a quei neuroni che, fino a quel momento, erano strafatti di endorfine e commossi come Brooke al suo settimo matrimonio. Mi ha bruscamente riportato alla realtà scatenando una marea di riflessioni che ho faticato per tenere a bada.
Cioè, significa che anche i ricchi hanno i sensi di colpa o era solo una frase di facciata?
No, non credo.
Credo invece che Baia e Giacomo sicuramente siano dei bambini che possono avere i desideri a responsabilità illimitata ma non avere, comunque, tutto quello che desiderano. Come, per esempio, il tempo del papà. E questo li rende, alla fine, simili a tutti i bambini normali. Anche ai nostri.
Perché quella frase è l’istantanea di tutti quei genitori che a ogni “no amore non posso, devo lavorare” si sentono abbondantemente stronzi e incompresi.
Gli spazi personali dei genitori non si toccano, non siamo solo mamme e questo mi sembra veramente superfluo sottolinearlo, e quindi occorre, per garantirci un minimo di sanità mentale, ritagliarci i nostri angoli di tempo e farne un patchwork come più ci piace. Ma non è solo questo.
È che, per esempio, a me piace il mio lavoro, vivo anche per le mie soddisfazioni professionali e non vorrei mai farne a meno. Per questo sono fortunata ma anche preda degli orari assurdi che riducono ai minimi termini il tempo restante e che, nonostante tutto, a volte danno un megafono a quei sensi di colpa che hai faticato tanto per soffocare. E ti ripeti che stai lavorando anche per loro, ma sai che (è ovvio) lo stai facendo anche principalmente per te. Perché sei un essere umano.
Ma la soluzione non c’è, in questo momento, e forse sarà sempre così, è assolutamente necessario.
La maggior parte delle persone ormai deve lavorare per vivere e vivere per lavorare, senza poter scegliere da che parte schierarsi. Non mi piace scriverlo, non mi piace parlarne ma è un fatto e non si può ignorare.
È solo che sentirlo da lui, Andrea Agnelli che probabilmente ha (e può avere) uno stuolo di baby sitter e tate, fa strano ma fa anche male perché sottolinea quanto non importa a quale ceto sociale appartieni, rimane il fatto che sottrarre tempo ai figli a causa del lavoro ti fa sempre sentire una merda tanto da doversi sfogare giustificandosi davanti a milioni di persone.
Non importa se ti chiami Andrea o se ti chiami Serena!
ma siamo sicuri che il caro Andrea non abbia infilato questa frase nel discorso per fini di immagine? perchè in fin dei conti l’immagine dell’uomo d’affari e padre di famiglia fa sempre la sua figura. E lui nel suo ruolo deve anche curarsi un po l’immagine pubblica, quindi perchè non arruffianarsi il pubblico toccando corde emotive? sarò cinica, ma a quel livello mi aspetto di tutto.
Il vero lusso dei nostri tempi è avere tempo libero da passare con la propria famiglia. Lo percepisco quando sono in giro il fine settimana con la mia famiglia e vedo quanti sono costretti a lavorare la domenica o tutti i giorni festivi.
Credo che quando i figli sono piccoli per loro sei solo il padre o la madre. Puoi essere fuori di casa per compiere la più grande impresa di questo mondo ma per loro non ci sei e basta.
Esatto, quello che intendevo è proprio questo. Non amo chi opprime i figli e chi gli sta sempre addosso ma non poter stare con loro neanche i week end è l’eccesso opposto e spesso non è disinteresse ma impossibilità di scegliere.
secondo me sentirsi in colpa perchè si passa del tempo a lavorare, divertirsi o altro invece che stare con i figli è una gran cavolata. se poi si passa anche del tempo con i figli, si intende, cioè se non diventa disinteresse.
lavoro, esco con le amiche, faccio sport e qualunque altra cosa mi capiti. mio figlio è sereno se mi vede sorridere, non se torno a casa col viso tirato dall’ansia. meglio stare con lui un’ora in meno ma sorridendo che tutto il giorno con l’esaurimento nervoso. alla faccia dei sensi di colpa che qualche bigotta vuole farmi venire perchè “non è cosi che si comporta una mamma”.
che poi vorrei sapere cosa pensa un figlio ad avere i genitori sempre addosso. un conto è seguire i figli, un conto è opprimerli. scusate lo sfogo ma coi sensi di colpa ho il dente avvelenato. e fatico a comprendere chi li prova.
È che è un argomento che ti fa sentire così zerbino da non riuscire a parlarne
secondo me il tempo sottratto ai figli per seguire una passione, non è sottratto. se la cosa resta entro certi limiti e non sconfina nel disinteresse serve a dare al figlio un genitore capace di passioni. ti pare poco? il figlio imparerà dal genitore a trovare e coltivare le proprie passioni, e in parte sono anche quelle a dare un sapore alla vita.
se il genitore si dedica sempre e solo al figlio, alla fine cosa può trasmettergli? sicuramente molto di meno.
non bisogna annullarsi per i figli. e per lo stesso motivo non bisogna neanche farli troppo presto che magari devi ancora capire chi sei o chi vuoi essere.
Sono d’accordo in parte. L’ho scritto nel post “Il tempo che ci prendiamo noi genitori non si tocca” e anche insegnare loro ad avere delle passioni è un bene, solo che non si può negare che a volte non si tratta delle passioni ma del lavoro vero e proprio che ti tiene lontano dai bambini tantissime ore al giorno.
ma quindi…se diventi ricco non ti permetti di abbandonare un po’ il lavoro e dedicarti alla famiglia?…e allora?
sto vivendo il conflitto “mamma-donna lavoratrice”; mi piace lavorare, ma VOGLIO un equilibrio nella mia vita…passo più tempo al computer che non a godermi il controno (marito e figlia compresi)…:-(
Boh? Forse dalla ricchezza derivano anche grosse responsabilità e grandi impegni. A quanto pare non è tutto oro quello che luccica.
quelli comprati e così giudicati dalla giustizia non credo si debbano contare, cosa dici?
Chiara
Sarebbe una lunga discussione sulle sentenza di innocenza emesse dal tribunale ma il tema del post non è propriamente questo.
Ci sono giorni in cui esco di casa e lascio la piccola che dorme, rientro e già dorme e non ci vediamo anche per due giorni di seguito e mi sento malissimo tanto da piangere in silenzio di notte. Ma, come hai detto tu non ci sono alternative ora. DEVO lavorare e non posso scegliere di non farlo o di farlo per meno ore ovviamente anche per lei ma fa male
Claudia
grande yuvee
intanto sono 28.
Bacioni
Ahahaha. Lo sapevo che questa precisazione sarebbe arrivata!!!!
No dai, sono 30 eh!! 3 stelle e ayeah!