La gente si (mi) domanda
La scorsa settimana ho latitato, lo so.
Ho dovuto – all’ultimo momento, argh! – partecipare all’organizzazione e allo svolgimento di un evento un po’ particolare al quale, ho scoperto poi, avrebbero preso parte un sacco di persone che conosco e che fanno parte di un sacco di mondi diversi. Molte delle quali già archiviate nella cartella [passato].
E mi sono sentita a tratti invecchiata, attempata, o forse solo cambiata. E anche corrosa come quegli scogli che stanno lì mentre l’acqua gli si splasha addosso e subiscono quella metamorfosi millimetrica e apparentemente invisibile.
Non sono nostalgica né triste eh. Anzi, ho parlato e parlato e riparlato con decine di persone delle quali non sapevo più nulla da anni, e questo mi ha fatto capire un po’ dove sono. Mi ha permesso di collocare me in un punto preciso di un universo immaginario. Dove non ci sono i Cavalieri dello Zodiaco a salvarti.
Mi ha anche fatto sorridere il pensiero di come le persone che conosco mi vedano da fuori. Persone che dovrebbero conoscere un po’ di quel percorso tipo unisci i puntini che alla fine fa venire fuori quella che sono e che, invece, decidono di vedere altro.
Oltre gli indizi e le prove, oltre la ragionevolezza. Loro scelgono i rumors e i gossip. Che fa ridere un casino e che poi, secondo me, non sono manco notizie così interessanti visto che non toccano la sfera sentimentale. I rotocalchi rosa, sono quelli che fanno girare il mondo. Ma la gente, a quanto pare, non lo sa.
La gente si domanda piuttosto perché tu abbia fatto o faccia delle scelte lavorative piuttosto che altre, la gente si domanda perché tu scelga di lavorare e inseguire sogni, la gente si domanda cosa ci sia di bello a sgobbare per delle aspirazioni. La gente non mi chiede se sono felice, ma perché. E questo è triste.
Gente che, forse, non ha mai raggiunto un traguardo e non conosce la sensazione di onnipotenza e il tremor adrenalinico che ti prende. Perché una volta che spezzi quel nastro a quadretti e assaggi il mondo che c’è dopo, non puoi tornare indietro. Non vuoi.
Che non significa diventare possessori di N hotel su Vicolo corto come a Monopoli, piuttosto porsi degli obbiettivi reali, raggiungerli e godere di ciò.
E alcune di queste persone, mi hanno spiazzata, dicendo che mi leggono sempre.
Dovrebbero saperne. E invece no. Decidono di non sapere quello che dico ma di scegliere arbitrariamente in base alla legge della libera interpretazione. Licenza gossippara si chiama.
E ci ho pensato, e ho sorriso parecchio. Poi ho smesso di pensarci, ho messo qualche altro sorriso di scorta in borsa, e con l’orgoglio sotto braccio – cartonato e a grandezza uomo – sono andata al mare.
E oggi è un lunedì migliore di molti altri.
Basta scegliere i giusti rimedi e guardare tutto dalla giusta angolazione.
Ah si, occorre anche sorridere e ripetere molte volte: “io me ne fotto!”.
Oggi è il menefottoday. Grande
Fai bene a fottertene!!!! L’importante e’ che sia chiaro a te quello che vuoi!!!
anche io ho notato che la gente non mi chiede mai se sono felice… ma quanti esami mi mancano e quando mi laureo…e è capitato che qualcuno mi guardasse quasi con schifo perchè ancora non ho finito ma ho un figlio!!!! ma?
Post bellissimo soprattutto perchè è esattamente quello che voglio sentirmi dire in questo momento.
Perla
io me ne fotto. Sempre.
Va avanti per la tua strada, tanto ci sarà
sempre chi non riuscirà
a capire,
ma solo giudicare con estrema miopia…
anche io ti leggo sempre!
Ciao
Grandissima Bis..come sempre!!!!!
Oggi invece per me è dura… Però hai ragione..riga su riga… è che sono stanca e sto cercando le forze..una me l’hai data tu con questo post..spero di riuscire davvero a dire io me ne fotto..da lunedì prossimo però 🙂
IO ME NE FOTTO!
Grande!