Io, lei e i pattini. In viaggio.

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Settembre è stato un mese di scelte.
Ho ritenuto che Swami fosse abbastanza grande da scegliere quale sport praticare. Dopo una spiacevole esperienza con la danza (“troppe bambine col tutù” dice lei) sceglie il pattinaggio artistico a rotelle. Ed è l’inizio di una storia d’amore.
Le piace.
Non aveva mai indossato i pattini prima, ma le piace.
Cade, non piange, si rialza forte, grintosa e anche arrabbiata. Come se quella caduta fosse stata una sfida personale. E la vince.
Osserva attenta l’allenatrice, ascolta e pende dalle sue labbra.
Osserva le sue compagne e cerca di rubare loro il segreto per far bene un salto o una figura.
Poi, finito l’allenamento in pista, torna a casa e indossa di nuovo i pattini. Perché quel salto non era così preciso.
E a dicembre arriva il momento: “Serena, Swami è pronta per la prima vera competizione su pista. Che ne dici?”
E io ho detto di sì. Fra tanti timori.
Il peggio che possa accadere,  per me, non è che perda ma che viva la gara con ansia e che succeda qualcosa che la allontani da questo sport.
Il meglio è vederla sorridente, sicura e soddisfatta di essersi esibita al meglio.
Poi, senza ipocrisia,  se ci scappasse un pezzetto di podio sarei felicissima. Ma non è questo il punto.
Ora, dopo l’ultimo allenamento di ieri, abbiamo preparato insieme i pattini, il trolley con la divisa, un kilo di fazzolettini di carta, barattoli raccogli lacrime e tutto quello che serve per il nostro primo viaggio insieme da sole.
Un viaggio fra donne per parlare, stare insieme e vivere al meglio questa esperienza che sarà tanto emozionante.
Fatemi l’in bocca al lupo. Serve più a me che a lei.

Categories: Maternità, My life
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