Tempo di qualità contro tempo…
Sono a casa, da quattro giorni. Con la febbre e i muri che urlano pietà ai bacilli.
Ho passato il primo giorno spalmata sul divano a fare zapping, a giocare a Ruzzle, Aworded e Atriviate, bere tè e mangiare pandoro come se non esistessero i cuscinetti adiposi. La missione era quella di mettere in stand by il mondo intorno.
Non volevo pensare né parlare né – soprattutto – lavorare.
Non avevo voglia di fare attività che prevedevano occhi aperti e sorrisi a profusione.
Volevo solo starmene a giocare a vegeto (cit.) davanti alla tv.
Invece ero lì e non avevo considerato di avere due figli che, nonostante la febbre, erano ipereccitati per il fatto di avere una mamma che avrebbe fatto la mamma 24/24 senza scuola, lavoro né interruzioni pubblicitarie.
C’era un misunderstanding di fondo. Mi ritrovavo con un cervello bisognoso di tregua e due bambini programmati per vivere la casa come se fossimo in un telefilm americano.
Il primo giorno è andato fra compromessi e bacetti.
Il secondo ero già più rilassata e avevo proprio voglia di passare del tempo con loro. Non troppo lontani dal divano, s’intende. Qualcosa che includesse le parole dvd e copertina.
Poi per chissà quale miracolo, mi sono evoluta in un pokemon che voleva imparare ad amare il craft.
Io. Il craft. No, per dire le cose strane che accadono quando sei in preda ai deliri febbrili.
Un pomeriggio è andato tra colla, glitter, forbici dalla punta arrotondata e improbabili risultati che “wow ma siete bravissimi” con la consapevolezza di aver appena mentito spudoratamente.
È arrivata la volta del “facciamo insieme i pancake” laddove insieme ha significato coinvolgere anche i pensili della cucina, poi della maratona di giochi da tavolo con tanto di inviti ufficiali fatti su whatsapp agli altri amichetti.
E dei giochi di ruolo con la casa delle bambole ne vogliamo parlare? Indovinate chi ero io?
È stato divertente ma lontano dal concetto che avevo io di realx. Forse. O forse no.
Alla fine dei quattro giorni passati a stretto contatto abbiamo tutti un po’ bisogno di ritrovare i nostri spazi. Non siamo abituati.
E questo mi è piaciuto. Mi è piaciuto prendere consapevolezza del fatto che i bambini stiano crescendo e che passare del tempo di qualità insieme non significa per forza stare appiccicati. Insieme ci divertiamo ma non dobbiamo sforzarci di trovare momenti per stare insieme a tutti i costi.
Ha vinto il tempo di qualità che secondo me scalfisce meglio la memoria lasciando ricordi indelebili. E poi mi sento meno in colpa.
Grazie Perla, mi fa molto piacere 😀